Il santo che parlava ai topi

Nell’ambito dell’iconografia devozionale si trovano molti esempi di santi raffigurati in compagnia di animali. Fare l’elenco sarebbe piuttosto lungo, dal lupo di San Francesco di Assisi al porcellino di Sant’Antonio Abate, passando per cani, trote e belve feroci.

C’è un soggetto, un santo, che sicuramente stupisce per uno dei suoi attributi con il quale – raramente, giova sottolinearlo – viene raffigurato: il santo è San Martino de Porres, l’animale è il topo.

Pare che il nostro riuscisse non soltanto a convivere con animali domestici, come cani e gatti, con i quali si soffermava durante le sue giornate, ma quello che desta più stupore – ma non dovrebbe, trattandosi di esseri molto intelligenti – è il fatto che dialogasse anche con i topi. Si racconta, per esempio, che una volta i topi avevano invaso il magazzino dei viveri del convento. Il santo parlò a uno di essi che era rimasto in trappola e gli riferì che lo avrebbe liberato se avesse radunato tutti i topi che si trovavano nel magazzino viveri facendoli uscire in giardino. Inutile dire che il topo fece quanto richiesto: tutti i topi uscirono dal magazzino radunandosi in cortile, dove ricevettero in premio cibo in abbondanza.

A parte il racconto, come accennavo, non è facile trovare il topo raffigurato in un’immagine devozionale e dunque con un valore positivo. Esso infatti è sempre stato associato a situazioni negative: sporcizia, malattie, peste, distruzione degli alimenti, etc. Il che è vero, anche se vi sono altri animali che provocano le stesse calamità, ma non fanno ribrezzo come i topi.

L’immagine che state osservando è una siderografia di metà Ottocento, che raffigura il domenicano durante uno dei suoi incontri amichevoli con i simpatici animaletti. Come vedete è indicato con il titolo di Beato, essendo stato canonizzato soltanto nel 1962 da Papa Giovanni XXIII.

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