Un uomo nato nel 1650 e morto nel 1709; nel 2014 viene dichiarato dalla Chiesa Cattolica… santo; beato lo era già dal 1786. È Giovanni Battista Clemente Saggio, un umile fratello oblato dell’Ordine dei Minimi fondato da San Francesco di Paola che prenderà il nome di fra Nicola da Longobardi. È santo perché ha vissuto la sua esistenza seguendo con fedeltà il carisma del padre fondatore, sperimentando che vivere la Quaresima perenne, era la modalità pedagogica per giungere con pienezza alla gioia della Pasqua. Quando sorella morte chiamò a sé il portinaio del convento dei Minimi a Roma, frate Nicola esclamò: «Paradiso, paradiso», quasi a far gustare, a chi lo assisteva nell’ultima ora, la meta che stava per raggiungere: il mistero della Santissima Trinità, di cui era sempre stato devoto.
Ed un paradiso di carta è anche una raccolta di santini, quei fogliettini stampati con l’immagine di un servo di Dio, un venerabile, un beato o un santo. Solo i collezionisti più raffinati sanno la differenza tra un santino ed un’immaginetta religiosa; per tutti gli altri il santino è un pezzo di Paradiso da conservare nelle cose più care: nel portafoglio, insieme alle foto dei propri figli e dei parenti cari, o nei libri di preghiere, a mo’ di segnalibro, quasi una tappa quotidiana obbligata per salutare tutti i santi più o meno conosciuti, «Nel volto dei santi, troverò riposo».
Il mondo del santino moderno – quello che conosciamo noi – nasce da una provocazione di un grande predicatore: San Bernardino da Siena, che invitava a «disertare i luoghi della perdizione», come i tavoli dove si giocava a carte e ci si indebitava…, e, ad un fabbricante di carte da gioco che lo interruppe durante un suo sermone perché nessuno più le comprava e la sua stamperia era fallita, il santo senese prontamente rispose: «e allora stampa santi», nacque così una nuova linea editoriale, gli stampatori di immaginette religiose.
I primi a stamparle furono gli editori fiamminghi di Anversa, che fu la capitale della produzione di queste piccole opere d’arte incisoria fino agli inizi del XIX secolo, ebbero grande successo anche i santini realizzati dai Remondini di Bassano del Grappa, che li smistavano in tutta Europa, attraverso una formidabile rete di venditori ambulanti conosciuti con il nome di tesini. Agli inizi dell’Ottocento la grande produzione si spostò a Parigi, nei pressi della Chiesa di San Sulpizio, con i santini merlettati, quasi una contrapposizione cattolica alle idee dell’Illuminismo francese. In Italia, una tipografia meneghina, quella di Achille Bertarelli, divenne leader nella stampa dei santini in cromolitografie, seguita subito dopo (1896) dall’azienda grafica dei Padri carmelitani milanesi, che prese il nome di Santa Lega Eucaristica, fondata da padre Gerardo Beccaro. Ma proprio in quegli anni iniziava il grande fenomeno migratorio…, chi partiva per “l’altro mondo”, sentì una volta giunto oltre Oceano il desiderio di avere con sé l’immaginetta del santo patrono o della Madonna venerata nel proprio paese. Cambiò la richiesta agli stampatori, non più santini generici, con richiami simbolici ad una Chiesa tutta tesa alla sola salvezza delle anime, ma santini particolari, anche solo foto delle statue davanti cui si era sempre pregato; proprio in quel periodo si stava sviluppando l’arte fotografica. I nostri nonni inconsapevolmente ci hanno aiutato a capire ed intendere cosa significasse l’inculturazione della fede, vivere l’appartenza ecclesiale in una precisa comunità cristiana.
Tra i santini più diffusi nelle case dei nostri emigranti oltre a Gesù, ed alla Madonna del Carmine, ci fu San Francesco di Paola, «il più santo dei calabresi, il più calabrese dei santi», ma anche quei frati della famiglia minima già dichiarati beati dalla Chiesa Cattolica; in primis il beato Nicola Saggio da Longobardi.
Ad esempio un santino dei primi del Novecento porta la scritta «Proteggi la Patria tua», è la foto della statua a mezzobusto conservata a Longobardi, con la riproduzione di un edificio della cittadina tirrenica, in uno similare la scritta è «Patrono di Longobardi». Da segnalare anche un santino monocolore, stampato dalla tipografia Martino di Monte Sant’Angelo, con una particolarità: il nostro frate Nicola è ritratto con i baffi.
Le immaginette recenti in mio possesso su San Nicola Saggio sono tutte edite dall’Ordine dei Minimi, per divulgare tra i fedeli una maggiore devozione verso l’uomo di Dio. Quella più riprodotta è il quadro conservato nella piccola cappella a lui dedicata all’atrio del complesso del Santuario di Paola, che originariamente era la sua cella, dove fra’ Nicola è ritratto su una nuvola portato da tre angioletti a gustare la visione della Santissima Trinità; che prende l’ispirazione dalla grande tela del pittore siciliano Natale Carta (1790-1884) custodita nella basilica reale di Napoli; stesso modello di quella del pittore manierista Bruno D’Arcevia (Bruno Bruni) che nel 1997 ha affrescato alcune cappelle laterali della vecchia Basilica a Paola, dove ha ritratto anche il beato Nicola.
Un altro santino è quello che raffigura l’oblato professo dei Minimi in ginocchio davanti a Cristo Risorto e che lo aiuta a portare la croce, anche in questo caso è la riproduzione, in piccolo formato, di un’opera, quella di Francesco Manno (1752-1831) pittore siciliano ed allievo di Pompeo Batoni, conservata nella Chiesa di San Francesco di Paola ai Monti a Roma. I collezionisti cercano due immaginette che riproducono il dipinto del pittore parmense Gaetano Callani (1736-1809) conservato nella Galleria Nazionale di Parma, la prima con la raffigurazione del beato Nicola in compagnia di un altro beato dell’Ordine dei Minimi, lo spagnolo Gaspare De Bono, circondati da angeli, ma anche la versione con il solo volto trasfigurato del beato Nicola.
Da segnalare ancora un santino moderno realizzato da Cosimo (Nino) Musio, noto disegnatore di storie di santi in particolar modo di quelli della famiglia salesiana; ed ancora un’immagine di frate Nicola, venerato nella parrocchia napoletana di Santa Maria Antesecula, già retta dai Padri Minimi, con la firma A.M. Koo, Roma 1976. Tra i santini che fanno bella mostra di sé, in alcune collezioni anche due statue: una venerata a Napoli nella Chiesa di Santa Maria della Stella ed un’altra a Longobardi Marina.
Ora per la santificazione, ed è la raffigurazione che verrà esposta in piazza San Pietro a Roma, domenica 23 novembre 2014, è stato realizzato un nuovo santino con una diversa iconografia, il disegno è del pittore Pietro Salustri di Roma, allievo di Pietro Annigoni. Non più Nicola da Longobardi che “guarda” ed è “guardato” dalla Santissima Trinità, ma un San Nicola Saggio uomo della carità, che dona un pane fragrante ad una famiglia bisognosa. Il tema era stato già trattato da Bruno D’Arcevia nel 2006 in una tela nella Chiesa cosentina di San Francesco di Paola, a ricordo della presenza nel convento di Cosenza sia di padre Bernardino Otranto da Cropalati, che fu il primo successore alla guida dei Minimi dopo la morte di San Francesco, che del portinaio fra Nicola da Longobardi, che con la sua carità soccorreva i poveri, che bussavano alla sua porta. Nell’immagine, Salustri, non raffigura le tre persone della Santissima Trinità, ma un padre, una madre e un figlio…, quasi a voler richiamare che è sempre la carità che ci mostra il volto trinitario di Dio.
Non sono state ancora riprodotte in piccolo formato, alcune immagini del nuovo santo – che a mio avviso – meriterebbero di essere maggiormente divulgate: il bellissimo dipinto del maestro Emilio Iusi di Rose (1907-1970) da tutti considerato «il piccolo Giotto della Calabria», conservato nella Chiesa minima di corso Plebiscito a Cosenza; la nuova tela realizzata dal pittore ucraino Yuri Kuku per il Santuario di Catona (Rc), e la statua posta nella cella-cappellina all’ingresso del Santuario di Paola per la venerazione dei fedeli.
Lascia un commento