Un cuore con le ali

È certamente uno dei simboli più diffusi, non soltanto nell’ambito dell’iconografia religiosa ma anche in quella a carattere profano (o laico che si voglia dire).

Per gli antichi Egizi il cuore era la sede dov’era racchiusa l’anima. Non a caso il geroglifico corrispondente è rappresentato da un vaso. Quando sopraggiungeva la morte, il dio Anubi aveva il compito di pesare il cuore (o l’anima) – la cosiddetta psicostasia – per verificare se fosse meritevole di accedere nel regno dei morti, come descrive il Libro dei Morti, ma soprattutto quale sorte l’avrebbe atteso.

L’associazione cuore-anima è presente anche nella tradizione cristiana e l’iconografia religiosa ne ha davvero abusato: chi di voi non ha nella propria collezione immaginette in cui è raffigurato il cuore? Restando in ambito filiconico, peraltro, questo simbolo costituisce una tipologia a se stante. In tanti anni ho potuto ammirare intere collezioni di cuori di straordinaria bellezza.

Il simbolo in questione è il cuore del devoto e non va confuso con gli altri più noti del Sacro Cuore di Gesù e Sacro Cuore di Maria.

Quello di Gesù lo si riconosce per la corona di spine che lo stringe, quello di Maria per la corona di fiori e per la spada.

L’immaginetta che potete osservare in alto a sinistra è un’incisione all’acquaforte, realizzata su carta vergellata  da un incisore di Augsburg poco conosciuto, di nome Ströperger nel XVIII secolo. Rappresenta un memento mori come si desume anche dalla didascalia in tedesco antico: “Parto da questo mondo con piacere – Qui non c’è altro che dolore e sofferenza“.

L’immagine raffigura un desolato panorama di guerra, come si può notare dalla tenda, dalla bandiera, dal tamburo e dai due fucili (moschetti?). Il resto del paesaggio racconta solo “dolore e sofferenza”, come sottolineano le croci sparse. Lo scenario di guerra è anch’esso simbolico, in quanto allude alla vita terrena, fatta di lotte quotidiane e tribolazioni.

Si comprende allora la didascalia: a “parlare” è l’anima (il cuore) di un devoto che sta volando (con le ali)  via da questo mondo (la sfera) per raggiungere la vita eterna del Paradiso (l’Occhio di Dio).

Chi volesse approfondire la tematica dei memento mori può leggere il mio libro: “Memento mori – La concezione della morte nell’iconografia di piccolo formato, editoriale progetto 2000, Cosenza, 2013.

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  1. angela

    L’immaginetta in alto a sinistra è veramente stupenda l’articolo molto interessante grazie

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