L’opera che voglio presentarvi è un classico della letteratura religiosa: Storie degli Ebrei ovvero Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio, tradotta dal greco dall’Abate Francesco Angiolini, per i tipi di Battelli e figli di Firenze, nell’edizione del 1832.
Si tratta di un’edizione molto interessante, divisa in diciassette libri distribuiti in cinque volumi in sedicesimo, corredata da 78 incisioni su rame, presenti nei primi tre volumi (una sola nel terzo)
Il primo volume si apre con una bellissima incisione all’antiporta, in cui sono raffigurati: Mosè, seduto sul trono con in mano le dodici tavole della legge e il bastone; alla sua sinistra, il re David, con lo scettro e l’arpa; alla sua destra, il fratello Aronne con il pettorale dell’efod che serviva per Urim e Tummim.
Spiega lo stesso Giuseppe Flavio che Urim (la luce) e Tummim (la verità) erano strumenti di divinazione che consentivano di porre domande, le cui risposte erano generate da raggi luminosi provenienti dai dodici gioielli posizionati sul pettorale del sacerdote.
L’opera, dopo una breve prefazione del traduttore, si apre con una lunga introduzione, riguardante la “Vita di Giuseppe Flavio scritta da lui medesimo“, da cui possiamo apprendere direttamente dall’autore la biografia.
Si procede con i diciassette libri fino a pag. 214 del quinto volume.
Molto belle le incisioni su rame, suddivise in gruppi di due per ogni tavola, realizzate dall’incisore Cellai, mentre l’immagine dell’antiporta è dell’incisore Migliavacca.
Le immagini interpretano pedissequamente quanto riportato nel testo, che a sua volta si riferisce al Vecchio Testamento. Non posso, naturalmente, riportare qui tutte le tavole. Osservate, per tutti, questa bellissima incisione (la seconda della tavola) che raffigura il famoso episodio nel quale Giosuè ferma il corso del sole.
Ricordate? Una delle motivazioni che costrinsero all’abiura Galileo Galilei durante il processo. Contrariamente a quanto scritto nelle Sacre Scritture, egli sosteneva appunto che era la terra a girare attorno al sole, che invece stava immobile nell’universo. “Fermati o sole!” aveva detto Giosuè (Gs 10,12). Dunque, Galilei stava mentendo, anzi peggio, diceva una grave eresia. Sappiamo com’è andata a finire: ci son voluti secoli perché la Chiesa, attraverso Giovanni Paolo II, riconoscesse che Galilei aveva ragione.
Tornando alla “nostra” opera, il quinto volume è comnpletato dai due libri di un’altra interessante opera dello stesso Giuseppe Flavio: “Dell’Antichità de’ Giudei contro Apione” (quest’ultimo fu un sofista noto per la sua avversione contro gli ebrei); e dal libro unico “De’ Maccabei ossia del Dominio della Ragione“.
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angela
interessante grazie