Fra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo si assiste, in ambito filiconico, a due scelte editoriali. La prima è quella della diffusione dello stile Liberty, conosciuto in Italia con il nome di stile Floreale e in Francia come Art Nouveau. Lo si riconosce appunto per l’utilizzo all’interno delle immagini di motivi ornamentali floreali.
Nei primi decenni del Novecento i fiori disegnati lasceranno il posto alle sagomature e alle fustellature dei bordi dell’immaginetta, che accompagneranno la produzione filiconica fino agli anni Quaranta.
L’altra scelta, meno importante, riguarda il tipo di carta impiegato. Sicuramente molti di voi avranno notato quelle striature verticali o in orizzontale che danno alla carta un particolare effetto, come se si trattasse di una tela.
Si tratta della carta telata, laddove – come accennavo – di tela (cioè di tessuto) non c’è assolutamente nulla.
Eppure, una volta stampata l’immagine cromolitografica, il santino è come se fosse un piccolo dipinto.
Ovviamente questo era lo scopo degli editori, nello scegliere tale tipo di carta: colpire l’attenzione del devoto potenziale cliente perché si trasformasse in concreto acquirente.
Come per tutte le altre mode e tecniche di produzione, anche i santini su carta telata furono prodotti da tutte le case editrici dell’epoca.
Negli anni Trenta la crisi economica portò non soltanto all’impiego di tecniche meno “costose” della cromolitografia, ma anche alla scelta di tipi di carta più economici, con conseguente abbandono della cromo e della carta telata.
Ritengo che questa tipologia di santini sia da conservare e possa costituire una categoria specifica da collezionare.
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Gianluca
Interessante come sempre. A me sono capitate anche direttamente su seta o tela vere.
angela rotundo
Ho un paio di santini su tela dipinti solo di colore nero,non li trovo molto maneggiabili, sarà il colore ma non mi piacciono molto. L’articolo molto interessante
Alessandro
Splendida commento ottimo e ben dettagliato.