Non bisogna per forza essere appassionati bibliofili per usare il segnalibro. Se per questi “malati” del libro, piegare l’angolo, superiore o inferiore, della pagina di un libro è un vero e proprio delitto, per altri utilizzare il segnalibro è una scelta ben precisa, che riguarda quest’ultimo oggetto più ancora del libro stesso. E poi, ovviamente, ci sono i soliti collezionisti.
Il rapporto fra i due, santino e segnalibro, è piuttosto stretto, al punto tale da diventare un oggetto unico: il santino-segnalibro.
Premesso che qualsiasi immaginetta religiosa si presta comodamente allo scopo, parlando sotto l’aspetto strettamente collezionistico, il santino-segnalibro rientra in un tipo specifico di formato. In genere, le sue misure si aggirano intorno ai cm 4,8 x 12,5, millimetro più millimetro meno. Naturalmente, ne esistono di varie tecniche e forme anche, ma tutti con la medesima funzione di indicare la pagina dove siamo giunti con la nostra lettura.
Per quanto ci riguarda più da vicino, il periodo più interessante della produzione è quello che va dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento. I più delicati naturalmente sono quelli con la cornice traforata a punzone e, ancor di più, quelli realizzati con carta mezzopunto.
Quelli che state osservando sono soltanto degli esempi, ma penso che gli amici filiconici conoscano fin troppo bene la tipologia di santini – perché per noi collezionisti sono santini – senza bisogno di ulteriori approfondimenti. Infatti, se consideriamo che “possono” avere anche la funzione di segnalibro, per il resto vale quanto conosciamo in materia.
Se avete trovato il post di vostro interesse potete esprimere la vostra opinione postando un commento o semplicemente condividendolo su uno dei vostri profili social cliccando su una delle icone poste all’inizio dell’articolo
Copyright (©) Tutti i diritti riservati
Lascia un commento