Una delle cose che il collezionista filiconico impara da subito è il fatto che i santini, a differenza dei francobolli o delle monete – per citare le due grandi categorie del collezionismo – non indicano la data di produzione.
A parte rari casi, come alcune serie pubblicate dalla Società Litoleografica San Giuseppe di Modena, o le cromolitografie pubblicate dalla A.& M.B. fra il 1895 e il 1907; oppure alcune cromolitografie firmate Bertarelli, per il resto, possiamo dire che il 95% della produzione (percentuale assolutamente indicativa) di immaginette è priva di datazione.
Molti principianti confondono spesso la data dell’imprimatur con quella di produzione, ma come ho chiarito più volte sono due “date” diverse che molto spesso non coincidono.
La verità è che l’immaginetta religiosa è destinata ai devoti – contiene un’immagine religiosa da un lato (recto) e in alcuni casi un’invocazione o una preghiera dall’altro (verso) – e non ha bisogno di essere datata. L’idea dell’immagine di Gesù, della Madonna o dei santi, cui il santino rimanda, non è soggetta a scadenza. Ma questo è un altro discorso.
Il problema della data è dunque esclusivamente del collezionista, il quale ha bisogno di conoscere il periodo (più o meno preciso) in cui l’immaginetta è stata prodotta per classificarla con esattezza.
Con riferimento ad alcune produzioni, poi, stabilire la datazione precisa diventa quasi essenziale. È il caso della collezione dei cosiddetti “santini militari“. Il criterio più logico di catalogazione è infatti il periodo di riferimento, che nel caso della produzione italiana possiamo suddividere in tre grandi gruppi, corrispondenti ad altrettante fasi storiche:
- Prima Guerra mondiale;
- Periodo fra le due guerre (fascismo);
- Seconda Guerra mondiale.
Va detto che prima del 1915 c’era stata qualche rara pubblicazione, ma nulla di rilevante. Tenete presente che fino al 1911, il Regolamento Militare vietava la distribuzione di oggetti devozionali fra i soldati.
Ma passiamo all’oggetto specifico di questo articolo. Come riconoscere il periodo esatto?
Valgono, anche per questa tipologia, gli stessi criteri che si usano per la datazione di tutte le immaginette in generale (stile, tecnica di produzione, firma, etc.). Nel caso specifico però, potrebbero non essere sufficienti, in quanto spesso si trovano santini di un periodo utilizzati in un altro.
Prendiamo come esempo le immaginette a edicola prodotte fra il 1941 e il 1942 dalla casa editrice Parini Vanoni & C. di Milano. Sono simili, per non dire quasi identiche a quelle pubblicate venti anni prima, dalla Pia Società San Paolo per l’Unione Cooperatori Apostolato Stampa; o, per fare un altro esempio, alcune fustellate degli anni Trenta (per esempio quelle firmate Cav. Canedi), furono ristampate anche durante la Seconda Guerra mondiale. E potrei fare altri esempi.
Come classificarli dunque? Il criterio migliore è far riferimento al periodo in cui sono stati diffusi e non a quello di produzione. Se dietro un santino prodotto dalla casa editrice negli anni Trenta troviamo una scritta (a stampa o a mano non importa) che fa riferimento a circostanze temporali differenti, ritengo che esso dovrà essere catalogato in relazione a quest’ultimo periodo e non a quello della sua originaria produzione.
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angela rotundo
molto interessante
LORENZO Cimenti
Sono interessato ad acquistare il catalogo dei santini militari. Come posso fare ?
Biagio Gamba
Mi mandi la richiesta via mail all’indirizzo gbiagio69@gmail.com