La categoria dei cosiddetti santini fascisti (la definizione è esclusivamente collezionistica) conta, in Italia, numerosi appassionati, non necessariamente nostalgici del tempo e del duce. Ne ho parlato in altre occasioni, anche su questo stesso sito QUI, ne parlo in questo post e ne parlerò in futuro. Ovviamente sottolineando – qualora ce ne fosse bisogno – che i post qui pubblicati trattano di iconografia religiosa di piccolo formato, senza valutazioni di natura politica, che lascio volentieri ad altri.
L’immaginetta che propongo alla vostra attenzione è un santino popolare, realizzato in monocromo bromuro dal pittore Silvio Bagni (per approfondire leggi QUI) negli anni Trenta, costretto dal Regime a dipingere il soggetto. L’immagine raffigura San Tarcisio, che per la Chiesa è ufficialmente Patrono dei Chierichetti e degli Aspiranti Minori dell’Azione Cattolica. Come accadde per altri soggetti, anche in questo caso, i fascisti proclamarono, d’autorità, il Santo Patrono che, nel caso specifico, divenne protettore dei Balilla, ovvero dei giovani fascisti.
Perché fu scelto proprio questo santo è possibile immaginarlo. San Tarcisio era un santo di Roma (anche se proveniente da Tarso, da cui il nome Tarsicio), città simbolo dell’impero fascista. Inoltre, era un ragazzino, proprio come i giovani adolescenti che venivano educati dal regime guidato dal Duce. La tradizione vuole che egli sia stato lapidato da alcuni criminali che volevano sottrargli l’Eucaristia che stava portando ai prigionieri cristiani.
Ci si potrebbe chiedere come mai i fascisti poterono creare i propri Santi Patroni – com’è noto, Tarcisio non fu un caso isolato – senza alcun problema. La risposta è molto semplice: ebbero l’approvazione della Chiesa. Va detto, infatti, che il Decretum super electione sanctorum in patronos emesso da Papa Urbano VIII nel 1630, stabiliva che, per eleggere un santo a protettore, fosse necessaria la previa approvazione del Pontefice, dopo aver esperito un procedimento che richiedeva il voto favorevole del Vescovo, del clero e della comunità interessata. Inoltre, dal 1929, anno dei famosi Patti Lateranensi, i rapporti del regime con la Chiesa cambiarono in senso positivo.
Tornando all’immaginetta stampata dalla Seb di Milano, va detto che l’artista intervenne su una precedente immagine, aggiungendo nella parte inferiore la figura di un giovane Balilla, con la divisa e la bandiera fascista, come si può notare nell’immagine sotto ingrandita.
Invito tutti gli amici lettori e collezionisti a segnalare ulteriori immagini in cui sono raffigurati altri “santi fascisti”.
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Agostino de Santi Abati
Anche in questo caso come per la maggior parte dei santi il sincretismo gioca un fattore predominante prendendo in prestito miti pagani, in questo caso specifico Greci adattandoli al culto cristiano. Si fa derivare il nome Tarcisio dal nome latino Tarsitius, con scambio di consonanti dovuto ad una metatesi; Tarsitius è basato su Tarsisi, un antico nome greco indicante la città di Tarso, quindi il nome significa “di Tarso”, “proveniente da Tarso”.Se tale spiegazione etimologica ci fa derivare il nome appunto dal Greco non ne spiega le origini, che ricordo sono SEMPRE da ricercare nel nome, come abbiamo più volte dimostrato in altri miei interventi sul mio blog su Fb e anche su questo blog del mio amico Biagio, a volte i nomi alla loro origine erano composti da più termini, anche in questo caso l’unione di due termini ha dato poi per dissimilazione nascita ad un termine unico.
TARCISIUS deriverebbe dall’unione di TARCHO e CIUS cioè TARCONTE e CEO (isola di) tra le leggende dell’Etruria (vedi sito http://web.tiscali.it/etruschi_tarquinia/la.htm) vi è quella del figlio di TELEFO, riporto il brano::
Telefo aveva pure un figlio di nome Ciparisso che, secondo i Greci, viveva nell’isola di Ceo o in quella di Creta, ed era stato amato dal dio Apollo che l’aveva tramutato in cipresso. Questo mito, attratto dalla figura di Telefo, fu riambientato in Italia dove Ciparisso fu amato dal dio etrusco-italico Silvano[45]. Virgilio ci descrive il dio che trascina un giovane cipresso sradicato[46].
Si tenga presente che il corpo fu tumulato nelle catacombe di Callisto il cui settore più antico sono le catacombe di Lucina nella parte superiore per accedere alle catacombe vi è una strada fiancheggiata da cipressi al suo interno furono tumulati papa zefirino e il martire Tarcisio.