La politica, com’è noto, ha sempre cercato di sfruttare la popolarità di un santo per ottenere consensi. Durante il fascismo, Mussolini – ateo della prima ora – fu artefice di un vero processo di “fascistizzazione” della santità, trasformando santi molto popolari della Chiesa in “protettori del regime”. Tanto, con la benedizione del Pontefice, che ebbe come riscontro la fine della questione romana e il ritorno del cristianesimo come religione di Stato.
Uno dei santi che subirono l’attenzione del regime fascista fu San Francesco di Assisi, “il più italiano dei Santi, il più Santo degli italiani” che, non a caso, il duce celebrò in uno dei suoi efficaci discorsi, in occasione del VII centenario della morte nel 1926.
Insomma, San Francesco d’Assisi, divenne un’icona fascista, al punto che ci fu chi paragonò la vita del Santo a quella di Mussolini. Proprio così. E l’autore non era un gerarca del regime, ma un sacerdote della Chiesa cattolica, tale Paolo Ardali.
Qualche cattolico di sinistra farà qualche sorriso di disprezzo. Ma si fa presto a ridere…
Qualche anno più tardi, nel 1948, durante la campagna delle elezioni politiche, il Fronte Democratico Popolare – federazione costituita l’anno precedente dal PCI di Togliatti e dal PSI di Nenni per vincere le elezioni contro la Democrazia Cristiana, pensò di sfruttare a fini propagandistici – sì, proprio come il regime fascista da poco dissolto – la figura del Santo di Assisi.
Venne diffuso un santino con il titolo S. Francesco – un vero cristiano contro i falsi cristiani con il preciso scopo di convincere gli elettori italiani cattolici, cioè la maggioranza, a votare per il Fronte Popolare. Sul verso del santino, in perfetto stile, è riportata una particolare biografia del Santo.
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