Nella sua Legenda Aurea – ricco tesoro di ispirazione per gli artisti di iconografia religiosa – Jacopo da Varagine racconta che, dopo la morte di Gesù, Maria Maddalena fuggita a bordo di una piccola imbarcazione fosse approdata in Francia. Con lei, pare che vi fossero anche Maria di Cleofa, Maria di Salomè, Marta, Lazzaro (che divenne vescovo di Marsiglia), una serva di colore di nome Sara, Sidonio e Massimino.
Sempre secondo la Legenda Aurea, Massimino divenne vescovo di Aix, mentre Maddalena si ritirò in una montagna, dove visse per trent’anni in eremitaggio.
Il legame fra Massimino e Maddalena fu molto stretto e sarà proprio lui a darle per l’ultima volta la Comunione, nello stesso luogo dove la Santa verrà sepolta, ancora noto come Saint-Maximin-la Sainte Baume.
Secondo la tradizione, il corpo della discepola di Gesù sarebbe stato custodito nella stessa grotta nella quale la Santa aveva vissuto per tanti anni, fino alla morte.
Sembra, dunque, che le sacre reliquie fossero sempre state custodite in maniera attenta dai monaci del luogo, per proteggerle da briganti e soprattutto dai saraceni. Ma la cosa più curiosa è il fatto che il cranio ebbe una diversa destinazione, rispetto alle altre ossa, al punto che nel 1600 furono inserite in due reliquiari diversi.
Per quale motivo, non è dato sapere.
Molto interessante allora, appare in questo contesto, una bellissima incisione a bulino degli inizi del XIX secolo, o forse prima, nella quale è raffigurato Padre Gabriel Maria (al secolo Gilberto Nicolas, 1460-1532), cofondatore insieme con Giovanna di Valois dell’Ordine delle Annunziate, il quale, proprio nella cattedrale di San Maximin, consegna al vescovo d’Albi il cranio di Santa Maria Maddalena.
Come l’episodio rappresentato nell’incisione, probabilmente tratta da una serie, si inserisca nell’ambito della storia delle reliquie della Maddalena, almeno al momento, resta un altro fatto da spiegare. Magari qualcuno dei nostri amici potrà aiutarci a svelare l’arcano.
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