Sembrano – e forse nelle intenzioni dei loro “creatori” lo erano anche – degli scapolari, in realtà sono dei piccoli reliquiari di stoffa, realizzati dai devoti. Appartengono dunque alla categoria delle “reliquie domestiche” o dovremmo più precisamente parlare di “reliquiari domestici“, in quanto non sempre il contenuto di essi consisteva in una “vera” reliquia.
L’oggetto si presenta come un sacchettino, di forma quadrata o rettangolare (in alcuni casi possono assumere anche forme diverse, per esempio a cuore, come quello che vedete a sinistra), cucito con cura all’apertura, per assicurare l’integrità del contenuto.
A volte erano muniti di legacci o di pezzettini di stoffa che consentivano di appendere l’oggetto addosso.
Chiariamo subito una cosa: la Chiesa non li ha mai approvati, ma neppure ne ha condannato in maniera decisa l’utilizzo. Potremmo dire che le vie della devozione sono altrettanto infinite quanto quelle del Signore.
Sarebbe un errore liquidare queste particolari manifestazioni della religiosità popolare come semplici prodotti dell’ignoranza. In fondo, la differenza fra questi oggetti e molte reliquie, approvate dall’Autorità Ecclesiastica, sta solo in un pezzo di carta con firma e sigillo, il cosiddetto certificato di autenticità (per un approfondimento LEGGI QUI)
Ma osserviamone qualcuno nel dettaglio.
Come potete notare nelle immagini qui sotto, il sacchettino si presenta inizialmente chiuso da una cucitura.
Se proviamo a guardarne il contenuto, troviamo un pezzetto di stoffa di canapa grezzo: forse un pezzetto di un saio o di una coperta appartenente allo stesso personaggio raffigurato nel piccolo santino (una santa ?). Nella piccola bustina di carta, è contenuto del terriccio, probabilmente preso da un luogo “sacro”, sempre legato al soggetto rappresentato.
Le dimensioni sono piuttosto piccole: cm 3,5 x 4,5. Ciò consentiva di poter portare l’oggetto sempre con sé, addosso, in tasca oppure in borsa o nel portamonete.
Devozione o superstizione?
La domanda è di quelle che richiederebbero un intero corso di laurea. Personalmente considero questi oggetti delle preziosissime testimonianze di un mondo, quello della religiosità popolare, che si è alimentato di strumenti e fonti di lettura più vicini alle “credenze” che alle “Sacre Scritture”, che peraltro i “piccoli uomini” non hanno mai saputo (e in alcuni casi potuto) leggere da soli, per totale analfabetismo o perché non in possesso di quei mezzi interpretativi, di cui soltanto gli uomini di Chiesa avevano il dono e che trasmettevano nelle loro preziosissime omelie.
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Vincenzo
Gli oggetti du cui parla trovano un preciso corrispondente in Sicilia nel cosidetto “sacchiteddu di li cosi santi” una sorta di piccolo fagottino in cui venivano ripiegati e cuciti: Brevi (quello di S. Antonio e la benedizione di S. Francesco in particolare), stampe devote, medaglie, scapolari, le ” zagaredde” piccoli nastrini colorati della esatta misura di una statua locale particolarmente venerata, reliquie considerate preziose per essere state a contatto con qualche frate o luogo santo. Le donne erano solite legarlo al “regipetto”, gli uomini alla canottiera. Personalmente non ne condanno l’ uso: il desiderio di protezione e’ da sempre insito nel cuore degli uomini di ieri e di oggi. Una sana catechesi e una partecipazione attiva alla vita sacramentale della Chiesa possono aiutare a comprendere che tali mezzi, se ben utilizzati, sono solo piccoli strumenti che ci avvicino al Signore per mezzo di Maria e dei Santi sentendone la protezione e l aiuto! Io ne possiedo un piccolissimo campionario -alcuni sono consunti per l’ uso- e questo ne aumenta il valore affettivo e spirituale. Grazie sig. Biagio per la competenza e originalita’ dei post!
Mariolina USA
Bellissimo, Biagio, il tuo post su questo esempio di religiosita’ popolare. Apprezzo enormemente il rispetto che dimostri per queste umili manifestazioni di fede. Quello che la religiosita’ popolare esemplifica e’ la fede senza intermediari, infatti senza bisogno di mediazioni.
In Messico e in genere nell’America Latina, questo tipo di reliquia domestica, commercializzata negli Stati Uniti, prevarica il sacro ed include il profano, quasi per dire, “non si sa mai”. Piccoli cofanetti di legno racchiudono delle bustine di plastica, “sigillate” con graffette di metallo, contenenti un assortimento di immagini ed oggetti miniaturizzati: rosari, immagini di santi (soprattutto santi noti per la protezione dei poveri, e degli umili), preghiere, granelli di sabbia, ma anche ferri di cavallo, semi di “Huayruru” (ormosia coccinea) per buona fortuna, ed anche piccolissime scope (come quella della Befana), forse espressione materiale del desiderio o della speranza di spazzare dubbi, incertezze, nonche’ influenze maligne. Quanto ho elencato e’ il contenuto di uno di quei cofanetti, un souvenir acquistato anni addietro in un mercatino di San Miguel Allende. In other words, una manifestazione di religiosita’ che non conosce confini geografici, social e culturali.