Gli egimisti più accaniti pagherebbero oro (si fa per dire, o forse no?) pur di accaparrarsi i due famosi, o dovremmo meglio dire famigerati, numeri 290 e 319 della Serie Isonzo. Tempo fa ne parlai con gli attuali dirigenti Egim che, di primo acchito, restarono un po’ stupiti: loro il problema che vi siano due immagini della serie, che nessun collezionista sia mai riuscito a reperire, non se lo sono mai posti. E a buon ragione. La Egim è un’azienda che da un secolo lavora nel campo dell’editoria religiosa, i cui prodotti non sono certo destinati ai collezionisti, ma ai clienti.
Tuttavia, se i due giovanissimi dirigenti non sapevano nulla della cosa, potevano però saperla Luigi Gariboldi, fratello del fondatore Carlo, e qualche vecchio dipendente. Feci così una bella chiacchierata sia con Luigi (classe 1915) e poi con il sig. Giuliano Bertuzzi, oggi in pensione, ma dipendente della casa editrice sin dai tempi di Carlo Gariboldi (fondatore). Considerate che nel 1943 la sede dell’azienda venne bombardata dagli anglo-americani (sì, proprio come quelle della Bertarelli e della Santa Lega Eucaristica) e, in quell’occasione, tutti i documenti andarono distrutti, tranne alcuni, pochi.
Ma torniamo alle due immagini della Serie Isonzo.
Qualcuno ha sostenuto che non fossero mai state stampate, ma la tesi non ha mai convinto il sottoscritto. Insomma, com’è possibile che si salti un numero? Avrebbero dovuto sicuramente accorgersene, visto che, ogni uno o due anni circa, veniva pubblicato il catalogo nuovo. Il catalogo per l’anno 1960 portava – ironia della sorte – come ultima immaginetta della serie, la numero 289 (Maria SS. dell’Altomare).
Alla Egim erano concordi che il numero mancante fosse quello raffigurante Santa Rosa da Viterbo. Fortunatamente, la conferma venne proprio da uno dei documenti in loro possesso, che ho potuto visionare: giusto un catalogo dell’anno 1960 (vedi immagine a destra), utilizzato come bozza per quello successivo. Ebbene, su questo catalogo, alle immaginette già pubblicate nel precedente, dalla 1 alla 289, ne venivano indicate tre nuove: la 290, la 291 e la 292. Le ultime due le conoscete già. La 290 raffigurava Santa Rosa da Viterbo, e quella che vedete nell’immagine a sinistra dovrebbe essere una di quelle stampate.
Chiarito il mistero della 290, restava ancora da risolvere quello relativo all’immagine numero 319. Qui la faccenda sembrava ancora più complessa, dal momento che non abbiamo avuto la stessa fortuna, come per il precedente numero. Tuttavia, secondo il signor Bertuzzi – che ringrazio pubblicamente per la sua disponibilità, soprattutto per il tempo passato al telefono con il sottoscritto -, dovrebbe trattarsi di una Natività di Gesù Bambino.
A questo punto, resta da chiarire un’ultima questione. Per quale motivo, queste immaginette non sono state ristampate nelle successive edizioni? La spiegazione ufficiale è quella secondo cui i soggetti non avevano avuto fortuna, nel senso che non c’era stata una richiesta adeguata da parte della committenza, per cui, così come è accaduto per altre immaginette che sono state ritirate (e i collezionisti sanno che sono tante), anche queste due avrebbero avuto lo stesso destino.
Lascio spazio ai vostri commenti: sono sicuro che avete tutti un’opinione in proposito.
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Bizzocchi alberto
Caro Biagio fra i miei santini ho trovato una SANTA ROSA da VTERBO identica a quella pubblicata nel tuo articolo,Sul retro dellìimmaginetta vi è descritta la vita della Santa ed una preghiera del Vescovo di Viterbo,Emidio.
Compare.ilnumero 1135 il simbolo del duomo e le iniziali C G.Che ne dici?
biagiogamba
Caro Alberto, dico che è proprio quella. Infatti, molti santini della serie riproducono vecchie immaginette che furono stampate fra gli anni 20 e 40 dalla ditta Carlo Gariboldi, proprio quella C.G. con il duometto come marchio. Grazie di questo prezioso contributo.
Drago Verde
Biagio bisognerebbe scanerizzare il catalogo alle pagine che riguardano la serie Isonzo. Ho letto il tuo racconto. L’immagine che hai postata io ce l’ho. Sono sempre stato convinto che è stata prodotto dalla Egim (caratteristiche, carta, caratteri, dimensioni, ecc) però nel retro non porta né numero né logo…. dimenticanza o vi è un altro motivo per questa insolita omissione? Vi sono egim prodotte per i santuari (esempio i Ss. Cosimi di Alberobello, la ss incoronata di Foggia ecc, e molti altri) ma almeno il logo ce l’anno…. questa né logo né n.se fosse stata editata riportante il n. 290 in 40 anni che maneggio santini mi sarebbe capitata, o se non a me a qualcun altro, pure se fosse stata prodotta in una sola tiratura (20mila copie, presumo) ma nessuno, nessuno mai l’ha vista con il numero…. dunque concludo che ESISTE ma forse il numerarla 290 è rimasta nei progetti… di fatto non è mai stata realizzata. Stesso discorso per la 319, qui il discorso è diverso (siamo già negli anni 90) per me qui si tratta di una semplice svista che ha fatto saltare un numero….
Gian Piero Pacini
Trovo davvero interessante l’interesse nutrito per un ambito apparentemente negletto e che invece stimola ricerche ed approfondimenti storici da accademici dei Lincei. Complimenti!
pasqualino
quella mancante isonzo non ne trovabile doovo posso trovarei
pasquale
290 e 314 dove posso trovare introvabile quella questa mancante
pasqualino
biagio dovepossotrovare 290 e314 questa perchè non ce nella serie egim isonzo
Domenico
Sarebbe utilissimo avere le scansioni dei cataloghi periodici della EGIM.