C’è stato un tempo, in cui la religione si confondeva spesso con la superstizione. Un tempo, in cui era facile scorgere i segni del demonio ovunque, sul corpo di una povera fanciulla come nel comportamento “strano” di un uomo o di una donna (era sufficiente essere visti mentre si parlava da soli, magari riflettendo a voce, per essere accusati di stregoneria). C’è stato un tempo, nel quale si era fermamente convinti che molti mali fossero provocati dal Maligno, ragion per cui i medici non erano in grado di curare. Solo Dio poteva guarire, grazie anche all’intercessione dei suoi santi. Ma spesso le preghiere non erano sufficienti.
Quando le cure domestiche, ma soprattutto quelle del medico – ricordiamo che la maggior parte delle persone viveva in totale povertà e non potevano permettersi di comprare medicine – fallivano, e le preghiere non bastavano, si ricorreva ai talismani religiosi. La locuzione è una contraddizione in termini. Il talismano è infatti – nella credenza popolare – un oggetto, al tempo stesso, sacro e magico; due aggettivi che, oggi, si escludono a vicenda. Ma quelli erano altri tempi, appunto.
Per quanto concerne l’iconografia di piccolo formato, i talismani religiosi rappresentano una specifica categoria: vi appartengono i breverl, gli agathazettel e i talismani eduli. Dei primi due parlerò successivamente. Nel presente post, tratterò invece dei talismani eduli, o bocconcini toccasana, come sono stati definiti in gergo, fino a tempi più recenti. Sì, perché va detto che tale pratica è stata diffusa fino alla metà (e forse oltre) del secolo scorso.
Ma vediamoli da vicino.
I talismani eduli erano delle piccolissime immaginette religiose, raffiguranti l’immagine di un santo (o santa), che venivano mangiati (da qui, l’aggettivo edule, dal greco “commestibile”), ovvero ingoiati come se fossero delle pillole. Scopo di tale pratica era quello di ricevere la guarigione dal male, provocato dal demonio. A seconda del male di cui si soffriva, si potevano ingoiare bocconcini di San Biagio, se il male riguardava la gola, di Santa Elena Imperatrice, nei casi di epilessia, di Santa Lucia, per le malattie agli occhi. Nei casi più gravi, si poteva ricorrere ai talismani raffiguranti i Santi Cosma e Damiano, Patroni della Medicina, o di San Bruno, il cui intervento era invocato per guarire i
posseduti dal demonio.
Sugli effetti benefici di tali rimedi, è inutile dissertare. In qualche caso, la suggestione poteva anche avere qualche risultato positivo. Per il resto, riesce davvero difficile credere che si potesse davvero guarire. Eppure, come accennato, fino agli anni 50 e oltre del Novecento, questi piccoli toccasana, stampati su carta sottile, erano ancora molto diffusi.
Dal punto di vista tecnico, essi sono riconoscibili innanzitutto dalle misure, che non superano i cm 3,5 x 4. Gli esemplari più antichi risalgono agli inizi del XVIII secolo, ma non escludo che la pratica fosse ancora più antica. Sono molto rari, per ovvie ragioni: quelli giunti fino a noi, evidentemente non sono stati mangiati. Ovviamente, non sono da confondere con le mignonettes, che sono invece dei santini le cui dimensioni sono intorno ai cm 4 x 4,5 circa.
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Stefania Colafranceschi
Interessante inquadramento. Grazie Biagio.