La locuzione latina ex voto – ellissi di ex voto suscepto, per voto fatto – indica un oggetto esposto in un santuario, meno spesso in una chiesa, per ringraziamento di grazia ricevuta.
L’offerta di oggetti votivi alle divinità per propiziarne la protezione, o ringraziarle per averla ottenuta, era uso già diffuso in Mesopotamia ed in Egitto. I cosiddetti donaria abbondavano in templi etruschi e romani. Adottato dal cristianesimo, quest’uso si radicò soprattutto negli strati sociali più poveri quale esteriorizzazione di intima ed immediata fede nella misericordia divina.
I tipi di ex voto più diffusi e noti sono gli ex voto oggettuali e gli ex voto pittorici, o tavolette votive.
La tipologia e i materiali degli ex voto oggettuali sono quanto mai vari: abiti da sposa; camicine di bimbi; vascelli, areoplani, carri in miniatura; stampelle; protesi; ex voto anatomici; gioielli; cuori d’argento, d’oro, rame, stagno; armi; divise militari… Qualunque sia il tipo o il materiale, ogni “oggetto” è un’icona di fede che trascende la sua fisicalità ed evoca un piccolo o grande miracolo noto completamente solo all’offerente ed al santo intercessore. Gli ex voto pittorici raffigurano più esplicitamente il miracolo tramite un preciso codice iconico e verbale. Lo spazio della tavoletta votiva (che puo’essere di tela, vetro, metallo, o ceramica, come nel caso degli eccezionali ex voto di Deruta nel Santuario della Madonna dei Bagni) è diviso, in ordine gerarchico, in due o tre parti.
In alto, in un alone luminoso o circondata da nuvole, la figura della divinità a cui il devoto si è rivolto in un momento difficile o di gran pericolo. Il resto dello spazio raffigura il miracolo autenticato alla base da un’iscrizione che segnala lo scioglimento del voto: P.G.R. “per grazia ricevuta”; o E. V. “ex voto”; o ancora V. F. G. R. “voto fatto grazia ricevuta” (traduzioni letterali di formule latine); la data dell’evento e (di solito) il nome del miracolato; e, non sempre, la storia del miracolo vergata da mano esperta o meno, sia dal punto di vista calligrafico che grammaticale. Il pittore/scrivano che post factum esteriorizza quanto gli viene “dettato” dal committente rimane anonimo, quasi a non intrudere nella sua storia.
In Italia, la tradizione dell’ex voto dipinto risale alla seconda metà del secolo XV quando membri della classe benestante solevano commissionare la rappresentazione di un miracolo ricevuto ad esperti pittori.
A seconda della posizione sociale del committente, il dipinto veniva poi esposto in una cappella, nella navata di una chiesa, o nella propria abitazione. Quando questa tradizione si trasmise ai poveri e agli illetterati, e questi comnciarono a commissionare loro storie di miracoli a pittori girovaghi o presenti nel santuario (“pittori di pietà’” o “madonnari”), il ceto più abbiente e più colto se ne distanziò.
Trasformatasi in espressione di cultura e religione essenzialmente popolare, la tradizione si diffuse in Europa, e successivamente, come conseguenza del colonialismo, nell’America Latina e specialmente nel Messico.
La ricca e varia letteratura italiana sugli ex voto propone ed invita diverse prospettive (cultura popolare, religiosa, artistica, sociale, storica, psicoanalitica) che in toto aiutano a comprendere lo staordinario complesso di funzioni e significati di questi semplici ed umili manufatti. Una rapida ricerca del soggetto su siti web conduce ai molti santuari che col tempo hanno realizzato l’importanza di custodire e reclamizzare questi piccoli tesori, importanti documenti di informale sacralità, di usi e costumi, drammatici inventari di cataclismi naturali e storici (terremoti, epidemie, guerre, bombardamenti), nonché pubbliche affermazioni delle capacità taumaturgiche dei santi a cui i vari santuari sono dedicati.
Non mi dilungo ulteriormente quindi su un soggetto che immagino ben noto ai visitatori di questo sito. Passo allora ad offrire alcuni dettagli sugli ex voto messicani, meno accessibili geograficamente e culturalmente (il mio sito, mariolinasalvatori.com ne offre una piccola panoramica.)
Quanto detto sugli ex voto oggettuali italiani vale per quelli messicani, i milagros/milagritos (trad.: miracoli), implicito commento sull’universalità dell’umano bisogno di stabilire un nesso con la divinita’ tramite doni propiziatori.
Gli ex voto pittorici, i retablos, invece, fin dal principio dell’ottocento si differenziano da quelli italiani per la più estesa narrazione verbale del miracolo. Quando, anche in Messico, questa tradizione devozionale passò dalla classe abbiente ai poveri e analfabeti, i dettagliati racconti dei loro miracoli eseguiti dai pittori/scrivani contribuirono ad inserire le loro storie nella Storia della nazione. Per pittori di tendenze sociali, quali Frida Khalo e Diego Rivera, la forma dell’ex voto fu fonte d’ispirazione.
In Italia, dalla meta’ del secolo XX ai giorni nostri, la tradizione dell’ex voto pittorico come forma di preghiera ed atto di fede, ha perso vitalità. Con l’avvento della fotografia, l’ex voto pittorico e’ diventato un collage di foto, immaginette e, certamente segno di più elevato livello di istruzione, di storie vergate dagli stessi miracolati.
Per quanto meno interessante artisticamente, l’ex voto fotografico costituisce un nuovo genere meritevole di studio. Pubblicate sui muri di santuari, queste storie sopravvivono, indelebili denuncie di angoscianti condizioni di vita quotidiana, straordinari dati di ricerca per sociologi, antropologi, studiosi di cultura popolare. In Messico, al livello popolare, la tradizione è sopravvisuta vigorosa fino alle ultime decadi del XX secolo.
Un importante studio dei flussi e riflussi migratori tra il Messico e gli Stati Uniti (Miracles on the Border di Jorge Durante e Gerald Massey) tra gli anni sessanta e novanta del secolo scorso è basato sugli ex voto affissi sulle pareti di vari santuari lungo il confine tra le due nazioni. Attualmente è la cultura laica popolare che valorizza particolarmente gli ex voto sotto forma di
(1) ex voto-souvenir, originali racconti e raffigurazioni di miracoli immaginari, probabili e improbabili;
(2) ex voto ricamati, eseguiti in centri rurali, soprattutto nel Messico centrale, da donne analfabete che con ago e filo “scrivono” plausibili storie di miracoli tracciate per loro a matita su un canovaccio di cotone, e che con la vendita di questi articoli contribuiscono a sfamare le loro famiglie;
(3) ex voto come elementi decorativi apposti su superfici e in locali più vari: ante di mobili in camere da letto, sale da pranzo, cucine, anche bagni; paraventi; frigoriferi; abiti; T shirts; atri di edifici pubblici, aeroporti, ferrovie.
Se queste trasformazioni, alquanto irriverenti, desacralizzano la tradizione, è pur vero che il trasferimento dell’ex voto dalle pareti di santuari a spazi più ampi e pubblici, per non parlare del collezionismo, lo ha reso più visibile ed accessibile, il che può contribuire a generare e sostenere un rinnovato interesse nella loro originale funzione religiosa e culturale.
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Gianluca
Complimenti a Mariolina per l’interessantissimo ed esaustivo articolo che ci introduce all’interno di uno di quei rami della devozione popolare più pura e genuina (o a tratti ingenua). Gli ex-voto sono quegli oggetti devozionali che il più delle volte forse guardiamo con superficialità quando visitiamo un santuario o ci soffermiamo in uno di quegli altari dove questi oggetti li incorniciano ordinatamente, ma al loro interno raccontano uno spaccato di vita oltreché il risultato positivo di fede e di speranza.
angela rotundo
Bravissima Mariolina l’articolo è molto interessante grazie