Non so quanti di voi hanno mai sentito parlare di “ghematria“. Si tratta di una branca della numerologia, di origine ebraica, secondo la quale ogni parola ha un valore numerico, risultato a sua volta dalla combinazione e dal calcolo dei numeri che corrispondono alle singole lettere che compongono la parola e/o la frase.
A ogni lettera dell’alfabeto ebraico, secondo il sistema cabalistico, corrisponde un numero con uno specifico significato.
Il sistema cabalistico ghematrico ebraico sarà nel XV secolo ripreso da un gruppo di filosofi di origine ebraica e cristiana, che daranno luogo a un movimento chiamato, non a caso, Cabala Cristiana.
Fonte di ispirazione per appassionati di esoterismo – o peggio, di tanti cosiddetti occultisti e ciarlatani vari – la Cabala Cristiana non si basa esclusivamente sulla lingua ebraica ma anche su quella greca e latina, utilizzando la ghematria con riferimento alle lettere di tutte e tre le lingue.
Com’è noto la tematica dell’esoterismo è oggi fra quelle più gettonate, come dimostrano alcuni romanzi di successo. Ma al di là della fantasia di certi autori, l’esoterismo fu – lo è tuttora credo – una realtà filosofica.
Sgombrando il campo dalle fantastiche peripezie di alcuni sedicenti esoteristi, chiariamo che per “esoterismo” si intende un insieme di conoscenze riferito a un gruppo ristretto di individui, ai quali soli è fornita la chiave di lettura. Contrapposto a esso è l’essoterismo, ovvero l’insieme di conoscenze dominio di tutti coloro che possiedono normali capacità di apprendimento.
Come al solito il discorso sarebbe molto più lungo, data la complessità, e dunque non esauribile in questo spazio. Allora perché ne parlo? Perché fa parte del mondo dell’iconografia religiosa popolare. Chi poi fosse interessato, può approfondire la conoscenza ricorrendo ai testi che insigni studiosi hanno scritto in materia (evitando naturalmente i ciarlatani!).
Ma veniamo allo scopo specifico di questo articolo.
Nel 1779 venne pubblicato da una casa editrice greca un libretto religioso, basato sulla teologia di “Atanasio il Grande e altri Padri”, di cui potete osservare l’immagine xilografica dell’antiporta raffigurante la Santissima Trinità.
Ebbene, fra gli argomenti affrontati, si trova quello relativo alla figura dell’Anticristo.
Chi è l’Anticristo è più o meno noto a tutti, meno noti sono i suoi nomi. Giovanni, nell’Apocalisse, lo presenta semplicemente come “la Bestia”, dandone una descrizione. Al versetto 13,18 il “veggente” aggiunge: “Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: è infatti un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei”.
Inutile dire che questo riferimento ha scatenato nei secoli la fantasia di tanti, studiosi e pseudo tali.
Tornando ora al libretto, a un certo punto l’autore riferisce che i nomi dell’Anticristo sono:
- Amnos Adikos (lett. Agnello Ingiusto)
- Alethes Blaberos (lett. vero maligno)
E arriviamo alla ghematria. Basandoci sulla cabala, facendo corrispondere a ogni lettera il numero assegnato, abbiamo il seguente risultato in entrambe le definizioni:
- A (1) M (40) N (50) O (70) S (200) A (1) D (4) I (10) K (20) O (70) S (200)
1+40+50+70+200+1+4+10+20+70+200 = 666
2. A (1) L (30) E (8) TH (9) E (8) S (200) B (2) L (30) A (1) B (2) E (5) R (100) O (70) S (200)
1+30+8+9+8+200+2+30+1+2+5+100+70+200 = 666
L’esatta traslitterazione potete osservarla direttamente sulle immagini.
A questi si possono aggiungere altri nomi che nel corso dei secoli i Padri della Chiesa hanno individuato, sia in ebraico, che in greco e in latino.
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angela rotundo
Grazie molto interessante