Torno a occuparmi di una questione che, da calabrese, mi interessa moltissimo. Riguarda l’immagine della Madonna di Corigliano, meglio conosciuta con il nome di Madonna di Schiavonea.
Era la notte del 23 agosto dell’anno 1648, quando la Vergine apparve a tale Antonio Ruffo lungo la spiaggia del territorio coriglianese. Era seduta in trono, con le braccia aperte e distese. Si presentò come la Madonna della Schiavonea, esprimendo il desiderio di vedere la sua effigie dipinta nella piccola cappella dedicata a San Leonardo.
Il Ruffo raccontò ad altri ciò che aveva visto e sentito e, per adempiere a quanto richiesto dalla Vergine, fu chiamato un pittore locale, di nome Scamardella, al quale fu descritto tutto nei particolari.
A questo punto vi sono diverse versioni della storia. Secondo alcune, quando il pittore si accinse a dipingere il quadro, trovò il volto della Madonna già realizzato, e di colore scuro. In altri racconti, il pittore eseguì l’opera, dipingendo l’incarnato della Madonna perfettamente di colore roseo, salvo poi – qualche giorno dopo – trovare il dipinto cambiato: il volto, le mani e un piede della Vergine erano di colore scuro.
Qualche anno prima, nel 1643, Giacomo Saluzzo, Presidente della Regia Camera della Sommaria fa costruire a Genova una cripta all’interno della chiesa dedicata alla Madonna del Monte, dove fa collocare un’immagine della Vergine, in adempimento del voto fatto, perché nascesse un figlio maschio.
Nel 1631 nasce Agostino Saluzzo.
Torniamo nel 1648. Il reame di Napoli è in subbuglio a seguito della rivolta popolare provocata da Masaniello.
Agostino viene chiamato, ancora giovanissimo, alle armi per difendere la corona. Contemporaneamente, il Castello di Corigliano viene messo sotto assedio, ma le forze di difesa guidate da Agostino riescono a respingere gli assalitori.
Un anno dopo, nel 1649, re Filippo IV di Spagna, conferisce ad Agostino Saluzzo il titolo di Duca di Corigliano, quale premio per aver difeso con merito la corona di Napoli.
A questo punto, per ringraziare la Vergine per quanto accaduto, Agostino fa ricoprire il quadro della Vergine di lamine d’argento, lasciando scoperto volto, mani e piede. Nel contempo, commissiona a uno stampatore fiammingo la realizzazione di un’incisione su pergamena, nella quale la Madonna appare nella sua versione originale, cioè con l’incarnato chiaro.
La pergamena è quella che vedete qui nella foto.
Dal 1648 (anno del dipinto) al 1649 (anno dell’intervento apportato sul dipinto dal duca) trascorse circa un anno, nel quale la devozione dei fedeli fu molto intensa e partecipata. Probabilmente il fumo dei tantissimi ceri accesi e accostati al dipinto dai numerosi devoti, provocò quel colore bruno sul viso e sulle mani della Madonna. Ciò spiegherebbe la trasformazione del colore…
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Stefania Colafranceschi
Interessante Biagio. La storia e la devozione si intrecciano sempre….conoscerne in dettaglio i risvolti è un servizio importante.
Stai bene
Stefania.
Rosalba
Amo molto le storie delle madonne.Hanno fascino e mistero. Bellissimo articolo molto interessante.