La Croce e il Cuore in un rebus

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Sono due simboli fra i più diffusi nell’iconografia devozionale. La Croce rappresenta il fondamento stesso del Cristianesimo: tutto è nato da “lei” si potrebbe dire. I cristiani si sono, da sempre, identificati in questo segno, più che nell’immagine stessa di Gesù Cristo.

Il Cuore è l’altra icona che da secoli occupa un posto di grande rilievo nella simbologia cristiana. Vero è che esso è stato usato diffusamente anche in ambiti diversi da quello propriamente religioso, e principalmente come simbolo dell’ ” amor profano”, ma sfido chiunque si trovi dinanzi a un cuore con una fiamma sopra a non identificarlo immediatamente con il Sacro Cuore di Gesù.

L’immaginetta che voglio farvi osservare rientra in quella particolare tipologia filiconica delle rebusbildchen (ne ho trattato diffusamente in un mio saggio sul numero 148 di Charta, VEDI QUI), ovvero delle immaginette-rebus, caratterizzate da un testo intervallato da figure, alla maniera dei rebus appunto.

L’esemplare in questione fu pubblicato ad Ascona (città svizzera del Canton Ticino) nella seconda metà dell’Ottocento, dall’editore Filippo Pisoni e riproduce un sonetto dedicato alla S.S. Croce, già noto nel secolo precedente, tradotto in italiano dal latino.

Ne riporto il testo integrale:

Alla S. S. Croce – Affetti Divoti

(Croce) Adorata io ti tributo il (Cuore)
(Cuore) 
Non ho che per amar la (Croce)
(Croce)
Tu dal mio sen rubami il  (Cuore)
(Cuore) Ogni affetto tuo volgi alla  (Croce)
(Croce)  
Legno di vita alma d’un   (Cuore)
(Cuore)
Non sia che non respiri in (Croce)
(Croce)
Impressa ti porto in mezzo al (Cuore)
(Cuore)
Tuo scudo sia sempre la (Croce)
(Croce)
Immortal (Croce) a cui dono il (Cuore)
(Cuore)
Umano (Cuor) mio vola alla (Croce)
(Croce)
Al (Cuore) non è (Croce) è (Cuore) d’un (Cuore)
(Cuore)
Dunque o mio (Cuore) ama la (Croce)
(Croce)
Chiave del Ciel (Croce) apri un (Cuore)
(Cuore)
Esclama di (Cuore) viva la (Croce)

 

Il testo è dunque un sonetto, composto in forma di un gioco. Se ne leggiamo attentamente i versi, notiamo però come una scarsa coerenza fra un verso e l’altro, dovuta probabilmente a esigenze strutturali, che non si evidenziano nell’immaginetta qui mostrata, ma che in quella originale in latino risultano con chiarezza.

In particolare, si legga il verso n. 11: (Croce) Al (Cuore), non è (Croce), è (Cuore) d’un (Cuore). Certo si può interpretare come si vuole, non c’è dubbio. Vi riporto però la stessa parte di versi nella versione in latino:

+

Immortalis

+

Cui me debeo

Mortale citò

teneare

+

+

non est

+

astat bene

Nunc ergo meum

gemitare

+

+

Clavis Coeli

+

Sis tu ianua

Clama

Gloria multa

+

 Non so se nella tabella sopra sono riuscito a evidenziare con chiarezza come erano disposti nel rebus latino i simboli e le parole, ma con un po’ di sforzo credo si possa capire che all’interno dell’immagine si formava una croce, mediante la disposizione alternata dei simboli del cuore e della croce.

Questa immagine nell’immagine della croce, sparisce nell’immaginetta ottocentesca, vuoi per la traduzione in lingua italiana che non contempla lo stesso numero di parole rispetto al testo latino o forse perché l’intenzione dell’editore svizzero era semplicemente quella di pubblicare il sonetto.

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