La domanda è: se volessi investire nell’acquisto di santini e immaginette devozionali, su quali tipologie dovrei porre la mia attenzione?
Generalmente il collezionista filiconico non acquista per fare un investimento, ma perché motivato dalla passione. Tuttavia, non è raro incontrare persone che, pur avendo un interesse culturale, religioso, artistico, per le immaginette, si pongono anche il problema di poter/dover un giorno rivendere la propria collezione. L’idea può non piacere, soprattutto ai collezionisti più appassionati, ma vi assicuro che accade molto spesso che, per problemi economici o semplicemente perché ci si è stancati di collezionare santini (succede anche questo), si pensi di vendere tutto quello che si è raccolto in tanti anni di onorata collezione.
Spesso vengo contattato da persone che mi chiedono un parere e/o una stima della loro collezione. È anche vero che di solito si tratta di collezionisti occasionali (ma non sempre), che hanno continuato il lavoro iniziato anni prima dal proprio genitore, dal nonno o da altro parente che ha pensato bene (?) di lasciare loro la collezione.
Il problema per queste persone è informarsi delle quotazioni. La via più semplice è farsi un giro su ebay o DelCampe, dove però si trova di tutto e di più, con prezzi molte volte contraddittori (diciamoci la verità, non tutti i venditori che troviamo sulle aste on line hanno un’idea precisa di ciò che mettono in vendita).
Un altra possibilità è quella di consultare i cataloghi. Ma, come ho già detto altre volte, questi vanno saputi leggere, considerando tutta una serie di variabili – in primis lo stato di conservazione – che non si trovano nello specifico in queste pubblicazioni. Inoltre, va detto che tali quotazioni ad oggi non sono aggiornate e nel corso del tempo le cose possono cambiare. Infine, voglio ribadire un concetto importante: le quotazioni dei cataloghi – e non è un fatto esclusivo della filiconia, ma riguarda anche altri settori del collezionismo – devono essere considerate indicative e non assolute.
Ma torniamo alla domanda iniziale. Esistono tipologie che, più di altre, mantengono delle quotazioni più o meno stabili sul mercato del collezionismo, tanto da poter sperare di recuperare il capitale speso o addirittura ottenere un guadagno con la vendita?
La risposta non è semplice (e quando mai! direte voi). Intanto bisogna fare una considerazione preliminare importante: una cosa è vendere un’intera collezione o raccolta in blocco, altro è vendere i singoli pezzi. Nel primo caso, si può arrivare a perdere anche fino al 30% del valore, ma con il vantaggio di vendere tutto in una soluzione. Nella seconda ipotesi, si può ottenere anche un guadagno importante rispetto al capitale speso, ma l’operazione richiede tempo e soprattutto bisogna trovare il collezionista interessato a quel pezzo e disponibile ad acquistare al vostro prezzo.
Nell’una e nell’altra ipotesi però è fondamentale capire cosa si possiede e il valore di mercato, prima di tentare di realizzare il “bottino”.
Va detto che il mercato del collezionismo è molto delicato, perché dipende dai vari interessi che i collezionisti hanno al momento. Un esempio pratico può chiarire meglio. Durante gli anni 90 del secolo scorso e fino agli inizi dei 2000, le quotazioni dei canivets erano altissime: per un canivet popolare di area germanofona su carta si poteva spendere anche Euro 350,00, mentre il prezzo saliva di parecchio se si trattava di un canivet su pergamena. Se poi si aveva la fortuna di trovarne uno di area francofona, meglio se di livello artistico, allora i prezzi potevano raggiungere vette altissime, anche di alcune migliaia di Euro.
Ma per la filiconia erano altri tempi. Oggi, le quotazioni di questa tipologia si sono ridimensionate considerevolmente e non è per nulla difficile trovare un canivet popolare su carta a 100-150 Euro, su pergamena fra i 150 e i 300 Euro e si può sperare di acquistare uno di area francofona sotto i 400 Euro.
Si comprende allora che fare un elenco delle tipologie per cui valga la pena spendere soldi a scopo di investimento è molto difficile e si rischia di dare informazioni imprecise. Per esempio, in questi ultimi anni, i francesi stanno recuperando molto in termini di quotazioni. Ovviamente mi riferisco ai canivets meccanici – meglio se firmati Maison Basset, Dopter e aggiungerei anche Bouasse Lebel – mentre si mantengono ancora su livelli bassi i cosiddetti merlettati semplici (quelli con il solo bordo traforato per intenderci).
Restando in Francia, ultimamente si possono reperire a prezzi molto accessibili – fino a qualche anno fa non si trovavano a meno di 15 Euro – le bellissime xilografie popolari di Epinal.
Volgendo uno sguardo sulla produzione praghese, direi che sono da preferire senza dubbio la produzione dei Koppe, di Sigmund Rudl e Pachmeyer che più di altri mantengono piuttosto stabili le loro quotazioni.
Trattando invece di incisioni fiamminghe: un’incisione su pergamena, meglio ancora se colorata a mano, ha tuttora un valore di mercato abbastanza elevato; al contrario di un’incisione su carta e in bianco e nero che si può acquistare sborsando qualche decina di euro.
Discorso a parte per la produzione del Novecento. Nonostante qualche particolare fenomeno (penso ad alcuni numeri della Serie Isonzo) possa far pensare il contrario, una serie di santini firmata da un editore del 900 continua ad avere un valore irrisorio, fatta eccezione per qualche numero particolarmente ricercato dai collezionisti di quella serie specifica. Acquistare pertanto santini seriali del 900 a scopo di investimento è assolutamente sconsigliabile. Le uniche eccezioni sono rappresentate dalla Serie GM di Giovanni Meschini, che negli anni sta mantenendo le quotazioni di ogni pezzo fra gli 8 e i 25 Euro, cui si aggiungono le cromolitografie della Serie Comune della Santa Lega Eucaristica che, dopo aver conosciuto il periodo d’oro qualche anno fa, oggi si sono stabilizzate su quotazioni superiori ai 6 euro, che possono superare i 50 per alcuni rarissimi numeri.
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Vincenzo
Analisi perfetta !