I filiconici più informati sanno benissimo che il cognome Bouasse è associato a due differenti case editrici, entrambe attive a Parigi fra la metà del XIX e la metà del XX secolo.
Chi invece non le conoscesse e/o volesse approfondire la storia della famiglia
Bouasse-Lebel – una delle più importanti dinastie di produttori di images pieuses – può leggere l’ottimo volume pubblicato, qualche anno fa, dagli amici Flavio Cammarano e Aldo Florian: Santini e Storia di un Editore Parigino – Maison Bouasse-Lebel.
Nel presente articolo, pertanto, non parlerò delle vicende della famiglia Bouasse-Lebel, che hanno avuto per protagonisti i due fratelli, Henri ed Emile, rispettivamente titolari della Bouasse-Lebel e della Bouasse Jeune, i quali si fecero continua guerra a colpi di processi in tribunale e di “santini” sul mercato. Fino alla pubblicazione del sopra citato libro, molti cultori incorrevano facilmente in errore, confondendo la produzione della prima con quella della seconda.
In effetti, se si osservano le due produzioni ci si rende conto che soltanto la differenza della firma può evitare la confusione, circostanza di cui, già all’epoca, era ben consapevole Emile, che sfruttò l’omonimia, e la posizione logistica delle due aziende, per fare una spietatissima concorrenza al fratello.
Come apprendiamo dal prezioso volume di Cammarano-Florian, Emile Bouasse-Lebel morì nel 1881, a soli 49 anni, mentre Henri morì il 14 maggio 1912. La rivalità fra le due aziende continuò, con i successori, fino alla cessazione delle loro attività, avvenuta per entrambe intorno alla fine degli anni 60 del Novecento.
Ma com’erano i santini degli ultimi anni di attività firmati Bouasse?
La risposta è: semplicemente brutti; laddove il “semplicemente” sta per indicare la totale assenza di idee, mentre l’aggettivo, pur indicando una mia personale opinione (magari qualcuno, al contrario, li troverà bellissimi), serve anche a sottolineare il periodo di decadenza dell’iconografia religiosa di piccolo formato.
Intendiamoci, tale progressivo peggioramento artistico era già iniziato qualche decennio prima, e non riguardò soltanto i santini dei Bouasse, ma in generale l’intera produzione filiconica mondiale, con qualche rarissima eccezione. Le tecniche impiegate sono quelle fotomeccaniche, all’epoca molto diffuse, e in particolare l’offset. Bouasse-Lebel cambiò addirittura il logo, limitandosi a stampare uno striminzito B.L. Paris.
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