Hanno il formato rettangolare, con misure di cm 8 x 13,5 circa (praticamente le dimensioni di una cromolitografia appartenente alla Serie Comune) e generalmente non superano le trenta pagine. Sto parlando dei libretti di preghiere stampati dalla casa editrice milanese, Santa Lega Eucaristica, fra la fine del XIX secolo e i primi decenni del Novecento.
Certamente gli appassionati della produzione della nota casa editrice conosceranno i più famosi opuscoli della Collana Stille di Rugiada, ma le pubblicazioni della SLE con le suddette caratteristiche furono diverse.
La copertina – fronte/retro – era costituita da vere e proprie immaginette religiose, stampate in cromolitografia, molte delle quali riproducevano immagini della Serie Comune oppure di immagini fuori serie.
L’opuscolo che vedete qui raffigurato è stato stampato dalla casa editrice di Padre Beccaro nel 1913, dal titolo Supplica, Novena e Visita alla S. Casa di Loreto, con la copertina in cromolitografia e con tanto di orazione e di imprimatur sulla seconda.
Come possono essere classificati questi opuscoli? Certamente non possiamo collezionarli come immaginette religiose, nonostante le copertine. Tuttavia, non è raro – al contrario – trovare collezionisti che li raccolgano e, come già detto, in alcuni casi è possibile collezionare intere collane, inserendoli, grazie al loro formato e al numero esiguo di pagine che li rende molto sottili, nei medesimi album utilizzati per la classificazione delle immaginette religiose della casa editrice. Peraltro, a differenza delle cromolitografie della Serie Comune, questi opuscoli possono essere reperiti sul mercato a prezzi davvero interessanti, con una quotazione che va dai 4,00 agli 8,00 Euro.
Concludo, precisando che questa tipologia di opuscoli, con immaginette/copertina, non è un’esclusiva della Santa Lega Eucaristica. Se ne possono trovare di diversi altri editori, fra cui Bertarelli, con le medesime caratteristiche.
Chi di voi avesse curiosità o ulteriori informazioni da aggiungere, può lasciare il suo prezioso commento.
Enzo
Molto carini