Mi sono già occupato di enigmistica religiosa quando ho pubblicato il saggio sulle rebusbildchen (CHARTA 148, novembre-dicembre 2016).
Quella che però voglio farvi osservare è un’immaginetta molto particolare, stampata nella prima metà del secolo scorso dall’Imprimeries Parisiennes Reunies di Parigi, nella quale è riprodotta un’antica incisione, in cui è ritratto il cardinale Bellarmino nel suo ufficio.
Il Santo Inquisitore appare circondato dai suoi libri, con le mani giunte, dinanzi al Crocifisso.
Ma l’elemento più interessante è rappresentato dalla didascalia, che così recita:
ROBERTUS CARDINALIS BELLARMINUS E SOCIETATE IESU
Anagramma
LUTERI ERRORES AC ASTUTIAS CALVINI OMNES DELEBIS
Che cosa sia un anagramma è noto a tutti. Si tratta di una parola o una frase risultante dalla trasposizione delle lettere di essa. Nel caso specifico, la prima frase viene anagrammata in un’altra con mutamento anche del significato, ovviamente.
La prima frase che indica semplicemente “Cardinale Roberto Bellarmino della Società di Gesù” viene anagrammata nella seguente: “Distruggerai tutti gli errori di Lutero e le astuzie di Calvino”.
Il riferimento è evidentemente al suo ruolo di difensore della Chiesa contro le eresie protestanti. Ma l’anagramma si riferisce a qualcosa di più profondo. Va detto infatti che, durante il generalato di Claudio Acquaviva (ricordiamo che i gesuiti hanno tutt’oggi un’organizzazione di tipo militare) sorsero dei contrasti con l’Inquisizione, di cui il “nostro” era un illustre rappresentante.
Lo scontro divenne ancora più acceso quando gesuiti e domenicani polemizzarono in maniera molto forte, al punto di portare la questione dinanzi al Tribunale dell’Inquisizione, sulla dottrina della grazia espressa da Molina, in contrasto con le teorie di Sant’Agostino e San Tommaso. In tale agone, il generale Acquaviva si dimostrò piuttosto prudente, senza prendere le parti dei molinisti.
In una lettera inviata ad Acquaviva da Bellarmino, si legge un tono molto duro e polemico usato da quest’ultimo, al punto che il dibattito nato fra gesuiti e domenicani si estese all’interno della stessa Compagnia di Gesù.
Interessante, a questo proposito, appare il testo della preghiera stampato sul verso dell’immaginetta. Ne riporto la traduzione dal francese:
“San Bellarmino, tu che hai tanto sofferto per la gelosia e gli intrighi dei tuoi confratelli, i gesuiti dei tuoi tempi, fa che la divina misericordia ci protegga contro le calunnie dei gesuiti di oggi e salva la Chiesa dalle loro insidie. Amen”.
Per comprendere del tutto di cosa sto parlando bisognerebbe conoscere la storia della Compagnia, una storia molto controversa, durante la quale i gesuiti furono spesso al centro di dispute e polemiche, al punto da essere banditi da alcuni Stati. Il Parlamento giansenista francese il 6 agosto 1761 ordinò di bruciare in pubblico le opere di molti gesuiti, fra cui quelle dello stesso Bellarmino.
Il massimo si toccò nel 1773, quando il Pontefice Clemente XIV soppresse l’Ordine.
Ma torniamo al nostro anagramma. I lettori più attenti avranno notato che esso difetta di una lettera, la “B” di Bellarmino, che non troviamo nella seconda frase.
Di questo se n’erano accorti anche i nemici del Cardinale, ovvero gli ambienti culturali protestanti. Fra questi, il teologo luterano Johann Adam Schertzer (1628-1683), che propose una variante dell’anagramma – composto dal gesuita Silvestro di Pietra Santa (1590-1647) – nella seguente versione:
B. LUTERI RORES AC ASTUTIAS CALVINI RE DELEBIS OMNES
che tradotto dovrebbe significare: B.(ellarmino) distruggerà con le (sue) azioni la rugiada di Lutero e tutte le astuzie di Calvino. Alludendo evidentemente al fatto che la forza delle idee di Lutero e dei luterani non saranno che scalfite dall’azione dell’Inquisitore gesuita.
A sua volta, un autore (gesuita?) formulò un ulteriore anagramma, in risposta:
LUCIANE, ASTUTIIS RORES B. LUTERI DELEBIS? MANES ORCA
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angela rotundo
grazie molto interessante