E poi c’erano le miniature…

La storia dell’iconografia devozionale di piccolo formato inizia con le incisioni fiamminghe e chi le colleziona ha perfettamente presente il disegno piuttosto grossolano, accentuato magari dalla tecnica di stampa all’acquaforte. Tale caratteristica è resa ancora più evidente in quelle dipinte, laddove la coloritura appare assolutamente imprecisa, anzi piena di sbavature, senza rispettare i limiti dati dai tratti dell’incisione (in proposito leggi anche QUI).

Ovviamente non era sempre così. Abbiamo esempi di incisioni assolutamente impeccabili, dove il bulino raggiunge la perfezione del tratto e la coloritura è affidata a degli artisti del colore, i cosiddetti enlumineurs.

Poi c’erano le miniature, veri e propri capolavori dell’arte devozionale. Come quella che voglio mostrarvi.

Realizzata intorno alla metà del XVII secolo, su pergamena pesante, in un piccolissimo tondo, le cui dimensioni (cm 5 x 6) hanno evidentemente reso il lavoro del miniatore ancora più complesso, raffigura l’Arcangelo Raffaele in uno dei soggetti più classici tratto dalle Sacre Scritture. Nel caso specifico, Raffaele accompagna il giovane Tobia, che giunti nei pressi del fiume Tigri viene aggredito da un pesce enorme. L’Arcangelo consiglia al giovane di uccidere il pesce e di strappargli il cuore, che servirà poi alla giovane Sara per liberarsi dal demone Asmodeus. La storia la trovate facilmente sul web.

Osservate attentamente i particolari, la perizia con cui è stata realizzata la miniatura. Non sappiamo a chi questo piccolo capolavoro fosse destinato, forse a qualche giovane aristocratico, innamorato di un’altrettanto giovane fanciulla. Ricordiamo infatti che San Raffaele è anche anche protettore dei giovani fidanzati, facendo concorrenza al più famoso, in questo campo, San Valentino.

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