Come salvare le nostre immaginette dal degrado

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FilomenaLe immaginette religiose sono costituite del tutto, o prevalentemente, di carta. Esistono anche esemplari di pergamena, di celluloide e, in minima parte, collages costituiti da materiale misto: dai pezzi di stoffa alla madreperla, alla stagnola, etc.

La carta, composta da materiale naturale, invevitabilmente, con il passare del tempo, è destinata a deteriorarsi: un processo dovuto al tempo che passa e ai diversi fattori ambientali (calore, umidità, luce, polvere). Paradossalmente, tale destino colpisce di più le carte di recente produzione, mentre la carta antica ha una resistenza, e dunque una capacità di durata maggiore.

È possibile salvare i nostri tesori di carta dal degrado?

Diciamo subito che non esiste un metodo per evitare in assoluto il degrado della carta, di cui sono composte le immaginette. Quello che però possiamo fare sicuramente è di rallentare questo processo, avendo la giusta cura dei nostri pezzi, conservandoli nel modo giusto. Dei metodi di conservazione ho parlato diverse volte e, su questo sito, tornerò a trattarne certamente in futuro.

Il tema che voglio affrontare nel presente post è invece il seguente: che succede quando un pezzo della nostra collezione si presenta già con i sintomi evidenti del deterioramento? Abbiamo speranze di salvarlo oppure dobbiamo rassegnarci ad assistere alla sua inesorabile rovina?

I segni del degrado li conosciamo tutti: tracce più o meno pesanti di ruggine, polvere, muffa, colla e altre sostanze.

FilomenaZoom

Ebbene, di fronte a un’immaginetta che presenta  macchie varie, il collezionista ha due possibili soluzioni. La prima è quella di procedere a un restauro conservativo, mediante un sistema di pulitura, che riporti il pezzo allo stato originario o comunque alla vivacità di una volta. Soluzione tanto scontata quanto complicata, soprattutto per chi, come me, non fa il restauratore cartaceo e non se la sente di improvvisarsi, magari seguendo le indicazioni di una delle tante guide al restauro fai da te. Ci si potrebbe rivolgere a un professionista, ma a meno che il pezzo in questione non abbia un valore, artistico o affettivo, altissimo, dovremmo valutare se valga la pena affrontare i costi di un restauro professionale.

La seconda alternativa è invece più economica e, soprattutto, consente di agire da soli, senza l’aiuto di alcun esperto di restauro. Anche perché non consiste in un intervento sul pezzo, ma permette semplicemente di bloccare il processo di degrado, lasciando l’immaginetta nello stato di conservazione in cui si trova al momento, per ulteriori anni a venire. La soluzione ha un nome: taschine di conservazione.

Come al solito, ci hanno pensato già molto tempo prima di noi i più grandi esponenti del Collezionismo, ovvero i filatelici (e non poteva essere diversamente, considerata l’affinità di settore, non fosse altro per il materiale oggetto di conservazione).

Filomena taschinaUsate da tantissimi collezionisti, ormai da molti anni, e da diversi musei, le “taschine” non sono altro che delle bustine (o tasche) trasparenti, realizzate in materiale speciale, totalmente privo di sostanze plastificanti. Sottilissime (hanno uno spessore di soli 80 micron), non contengono colle, essendo saldate elettronicamente. Le case produttrici e i collezionisti che le hanno usate, garantiscono l’inalterabilità dei francobolli nel tempo. Io le uso per conservare alcune immaginette ed evitarne il degrado. Ve ne sono di diversi produttori e di varie dimensioni, anche di più generose, come quelle delle immaginette devozionali: le più note sono le Kanguro (commercializzate da Bolaffi) e le Hawid. Ma sono sicuro che ne esistano anche di altre marche.

Il discorso è molto semplice. Una macchia (di qualunque origine) che colpisce una parte della carta di cui è composta l’immaginetta, lentamente si espande, fino a invadere tutto il campo a disposizione. Provate a posare su un foglio di carta un’immaginetta colpita da una macchia di muffa: dopo un mese, potrete notare che quella muffa avrà invaso anche il foglio di carta. Conservando l’immaginetta all’interno di una delle predette taschine, non la “guarirete” certamente, ma impedirete che le macchie invadano il resto della carta.  Nel caso mio ha funzionato.
Se qualcuno vuole parlare della propria esperienza e/o proporre una soluzione alternativa è il benvenuto naturalmente.Copyright (©) Tutti i diritti riservati

3 risposte

  1. Dino Raspugli

    Posso aggiungere: se si mettono in buste ove c’ è il cartoncino nero le immaginette ( sopratutto quelle inizio 900 ( per intenderci quelle che sembrano di carta assorbente )) assorbiranno il nero. Dopo un anno se si toglie l’ immaginetta si noterà sul retro un bordo nero che aumenterà col tempo. Ho visto cataloghi di venditori da oltre 10 anni e sono nere, anzi il nero si estende davanti. Su quello che ho detto farebbe piacere un commento o un riscontro grazie. Dino Raspugli

  2. antonio d'errico ramirez

    Ben fatta l’analisi del probabile degrado della carta e, per me , validissimo il consiglio della bustina. Ritengo di aggiungere di conservare il cartaceo in luoghi non umidi ed aereati. Altro non si può fare.

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