Come mi è capitato di dire più volte, sia dalle pagine di questo blog sia in occasione di incontri e convegni, copiare – diciamo pure plagiare – un’opera artistica di altri (e nel caso specifico immaginette devozionali), non era un fatto eccezionale. E non si deve pensare che i plagiari fossero necessariamente degli artisti minori, senza idee, che copiavano “quelli più bravi e famosi” per sbarcare il lunario. Certo, accadeva anche questo.
In questo post voglio proprio mostrarvi un esempio chiaro e lampante di quanto appena detto. Partiamo dall’incisione di un artista italiano, un incisore veneziano, la cui attività è attestata fra la seconda metà del XVI e la prima metà del XVII secolo.
Il suo nome è Gaspar Grispoldi
Di lui non si hanno notizie, ma basandoci sullo stile e il materiale utilizzato, possiamo dire che l’incisione a bulino su pergamena che state osservando risalga al 1590 circa.
Potrebbe essere lui l’inventore del soggetto. O forse no. Di sicuro ne è stato l’incisore e l’editore, ovvero il proprietario della lastra, come specificato nell’angolo a destra.
Passiamo ora alla seconda incisione, anch’essa realizzata più o meno nello stesso periodo, fine XVI secolo, dall’incisore ed editore fiammingo Theodore Galle.
Come possiamo notare, il paesaggio è diverso, ma è evidente che il soggetto è identico.
La terza incisione è stata realizzata in un periodo di gran lunga successivo rispetto alle precedenti. Parliamo degli inizi del XVIII secolo e il maestro incisore è Martin Engelbrecht di Augsburg.
Una particolarità che troviamo nell’incisione di Grispoldi è la figura di San Giovannino, che invece è assente nelle altre due.
Un indizio che farebbe pensare alla presunta originalità dell’incisione e alla paternità del suo artista? Ovviamente non lo sapremo mai.
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