Il Novecento – dal punto di vista filiconico – è un periodo di trasformazione e decadenza. La trasformazione è dovuta ai produttori, i quali abbandonano definitivamente le tecniche di stampa di un certo livello artistico, come le incisioni calcografiche e litografiche, perché richiedono l’impiego di risorse finanziarie non facilmente ottimizzabili.
La decadenza riguarda invece la stessa funzione che l’immaginetta ha svolto per secoli e che, soprattutto sotto l’aspetto mediatico, è sostituita mano a mano da mezzi di diffusione più veloci e naturalmente più efficaci. Non è certo un caso se il 12 febbraio 1931, alle ore 16,49, l’allora Pontefice Pio XI, dalla Radio Vaticana, trasmette al mondo il primo messaggio radiofonico: «Udite o Cieli quello che sto per dire. Ascolti la terra le parole della mia bocca. Udite e ascoltate o popoli lontani». Era finita un’era.
Chi colleziona santini del Novecento sa benissimo che nella prima metà del secolo si assiste a una diversità di tipologie: dalle cromolitografie degli inizi, alle xilografie del Meschini degli anni 30, alle fototipie (seppia e bromuro), all’offset.
Dagli anni Cinquanta a seguire si afferma definitivamente la tecnica dell’offset e, negli ultimi decenni, altre tecniche fotomeccaniche, che porteranno – triste epilogo! – ai santini stampati in digitale.
Cosa è potuto succedere? Crisi di valori e delle coscienze? Crisi economica? Un po’ tutto insieme. Fatto sta che i santini non si vendono più come una volta. Si assiste a una trasformazione anche a livello iconografico: figure sempre più stilizzate, soggetti astratti e riproduzioni – quelle però ci sono sempre state – di opere famose.
Negli anni Cinqanta e Sessanta si assiste a un tentativo di utilizzare il santino come nuovo strumento di catechesi, da distribuire ai bambini e alle famiglie. Ho già avuto modo di mostrarvi qualche esempio.
Alla Patente del Cristiano e ai Dieci Comandamenti dell’automobilista si aggiungono altre “chicche” che oggi, forse, possono far sorridere e che, dal punto di vista filiconico, cominciano ad avere un discreto interesse.
È il caso di questa immaginetta, formato pagellina, stampata da A.L.M.A per l’Opera della Regalità di N.S.G.C. di Milano (nella foto sopra a sinistra ne vedete il recto).
All’interno, sono riportate delle curiose Beatitudini, con riferimento alla casa del cristiano. Leggiamole
Beata la casa dove:
- si conosce e si ama la parola di Dio;
- si prega;
- si santifica la festa;
- si onora la Madonna;
- si battezzano subito i figli;
- si chiama per tempo il Sacerdote;
- non entra il peccato;
- ci si diverte onestamente.
Sotto ogni “beatitudine” è scritto un breve commento chiarificatore.
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angela rotundo
Molto bello grazie