Gli amici lettori non me ne vogliano se, ogni tanto, tratto anche della mia Calabria. Ho parlato altre volte di San Domenico Soriano, a mio avviso, uno dei santuari più interessanti, non soltanto della Calabria, ma di tutto il mondo cattolico, e oggi purtroppo del tutto sconosciuto ai più. Torno a parlarne, molto volentieri, nella speranza che qualche collezionista o cultore, possa fornire ulteriori contributi.
Nel 1778, Henry Swinburne, studioso britannico e viaggiatore, nei giorni fra l’8 e il 22 febbraio, si trovò a visitare le terre del Regno di Napoli. Giunto nei pressi di Soriano, rimase fortemente colpito nel vedere migliaia di pellegrini che si recavano al Santuario di San Domenico, adiacente all’omonimo convento. Le antiche cronache ne parlano come uno dei più belli del Regno, con la bellissima chiesa e i chiostri. Attorno a esso, ogni anno, per otto giorni, era allestita una delle più importanti fiere, con oltre trecento botteghe. Nel XVII secolo, San Domenico Soriano fu meta dei pellegrini di tutto il mondo cristiano, un fenomeno paragonabile oggi, in Europa, soltanto a Lourdes. Eppure, sono convinto che pochi ne hanno sentito parlare. Da quel funesto terremoto del 1659, seguito da quello, altrettanto terribile, del 1783, sembra che la sua memoria sia stata sepolta con le macerie, fra le quali finì la “tela miracolosa”, ritrovata diversi anni dopo in pessime condizioni.
Un’immaginetta devozionale, realizzata all’acquaforte dall’incisore Wenzel Daniel Gutwein, nella prima metà del XVIII secolo, testimonia come probabilmente doveva apparire agli occhi dei devoti l’immagine del quadro, venerato da centinaia di migliaia di devoti. Il titolo, in germanico antico, chiarisce che si tratta infatti della Miracolosa effigie, mandata dal Cielo, di San Domenico in Soriano. Per quanti non lo sapessero, la tradizione vuole che l’immagine di San Domenico in Soriano non fosse dipinta da mano umana, in quanto achiropita. Nell’immagine, la Vergine Maria, circondata da Santa Caterina d’Alessandria (a destra) e Santa Maria Maddalena (a sinistra), appare a Fra’ Lorenzo da Grotteria, mostrandogli l’effigie di San Domenico. Il dipinto, che restò incolume durante il sisma del 1659, come accennato, andò perduto – poi ritrovato – durante il terremoto distruttivo del 1783.
Un’altra incisione, anonima, probabilmente risalente intorno alla fine del XVIII secolo, ci mostra invece San Domenico, con due dei suoi attributi tipici: il giglio e il libro. Anch’essa si riferisce al Santo venerato in Soriano, come recita il titolo, sul margine inferiore dell’immagine: Effigies Imaginis Miraculosae S. Dominici in Soriano (Effigie della Miracolosa Immagine di San Domenico in Soriano).
Non starò a raccontarvi la storia di questo culto, che potrete trovare facilmente su uno dei siti internet dedicati. Mio intento, è semplicemente quello di sottolineare, ancora una volta, come le immaginette devozionali raccontano, molto più spesso di quanto pensiamo, fatti che la storia ufficiale – e nel caso specifico, purtroppo, anche quella calabrese – ha sepolto nei meandri della memoria.
Approfitto per chiedere, a qualcuno che ne fosse in possesso, di darci ulteriori informazioni, non tanto (o non solo) sul culto, quanto sulle immagini di piccolo formato relative a San Domenico in Soriano (sia al Santo che al Santuario e al Convento). Ovviamente, non mi riferisco alla produzione più recente.
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