Nella religione cattolica il culto della rappresentazione del sacro è onnipresente. Le immaginette religiose hanno una funzione dogmatica e apologetica, testimoniano il mistero divino e cercano di renderlo visibile. Esse parlano un linguaggio che si adatta alla mentalità di ogni secolo, sono veicoli di devozione e di arte e ci raccontano la storia della fede anche attraverso i simboli in esse contenuti.
Da sempre avvolto in un alone di mistero il corallo, con la sua natura metamorfica, ha affascinato l’uomo fin dall’antichità. A colpire l’immaginario erano il colore, la forma e la sua straordinaria capacità di indurirsi a contatto con l’aria. A questi rami color sangue che si trovavano (e si possono ancora reperire) nelle profondità degli abissi marini, i popoli del passato attribuivano poteri scaramantici considerandoli potenti talismani contro le entità malvagie e a tale scopo venivano donati ai neonati per garantire loro un futuro pieno di salute, lontano dalle insidie del maligno. Le credenze riferite al corallo lo presentano inoltre come mirabile espressione dell’equilibrio tra la vita e la morte.
Nel Medioevo esso appare legato a due principali sfere: una religiosa ed una alchemico-farmacologica. Anticamente veniva posto anche sulle tombe a protezione dei defunti; solo in epoca illuministica fu scoperta la sua vera origine. Esso non è una pietra, né una pianta ma l’esoscheletro di piccoli polipi che vivono in colonie e costruiscono i polipai, cioè i rami di corallo che, per la loro forma, ricordano molto i vasi sanguigni.
La sua magia attraversa i secoli e il suo potere apotropaico è una costante che dura tuttora. Se non si vuole porre l’accento sui numerosi rosari in corallo, (sincretismo tra fede e credenza o soltanto riferimento al sangue di Cristo?) si pensi al cornetto rosso – che oggi circola nella variante economica di plastica – molto diffuso nell’Italia meridionale, in modo particolare nella zona del napoletano, che dovrebbe agire da scudo protettivo così da tener lontana ogni negatività.
Forse non abbiamo mai fatto caso ma, nell’iconografia artistica del XIV e XV secolo, si può notare la presenza di ornamenti di corallo anche al collo di Gesù Bambino (immagine sopra a sinistra) come segno di protezione e/o allusione alla sua futura passione… Furono gli autori cristiani a “liberare” il corallo dal suo significato superstizioso sostituendovi un’interpretazione in chiave puramente simbolica.
Questo “gioiello del mare” che ha le sembianze dell’albero della Croce, nuovo albero della Vita, in ambito religioso diviene uno dei simboli della Passione di Gesù che assumendo in sé le realtà umane degradate dal peccato, salva il mondo versando il suo sangue per la redenzione dell’umanità. Il sangue è l’elemento purificatore, la linfa primaria dell’esistenza e sembra essere il tramite carismatico per l’avvio a nuove dimensioni spirituali.
Esso è il cammino sofferto ed offerto da Cristo… cammino che conduce alla rinascita, porta che si apre sull’eternità. “Avoir bien souffert demeure eternellement”.
biagiogamba
Interessantissimo, come sempre. Bentornata Carmen!
Bruno La Marra
Carmen, ho letto con interesse il tuo articolo e ti ringrazio perché non avevo mai collegato il corallo alla religione.
Forse da campano vedevo nel corallo il cornetto portafortuna, il gobbetto con il corno rosso a posto delle gambe, il corallo sormontato dal numero 13 ed il gioiello che molte signore amano esibire.
Ti ringrazio per avermi offerto la possibilità di allargare le mie conoscenze…
Enzo Cavaricci
Ti sono grato, Carmen, per la tua testimonianza di pregiata cultura così sopra le parti: come sempre sai produrre.
MICHELE CONGESTRI
CARMEN I TUOI POST SONO SEMPRE INTERESSANTI
Maria Elena
utilissimo x il compito di arte! grazie! 😉