Quanto vale la serie Isonzo dell’Egim?

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Per i collezionisti che non dovessero conoscerla (esistono?), la serie Isonzo – edita a partire dalla metà degli anni Quaranta del secolo scorso dall’allora ED.G.MI (Edizioni Gariboldi Milano), in formato a bordi fustellati (se volete conoscere la storia vi consiglio di scaricare il mio SPECIALE EGIM – Serie Isonzo) – è sicuramente la serie di santini più nota.

Fino a qualche anno fa, la corsa a chi trovava il pezzo raro aveva coinvolto un po’ tutti, per la felicità soprattutto dei commercianti che vendevano i cosiddetti “Egim introvabili” a prezzi a dir poco assurdi. Tanto per fare un esempio, il numero 142 (Madonna delle Grazie), primo logo (gli egimisti sanno di cosa parlo) ovvero quello con il nimbo a forma di croce luminosa sulla testa di Gesù Bambino, si vendeva sopra i 60 euro, mentre una presunta variante del 252, mai esistito nella serie, raffigurante San Marone, fu venduto in un’asta on line a 71 euro, oltre spese di spedizione.

La copertina del catalogo 2024

Sì perché, come molti sanno, questa serie – come tutte le altre – conta molte varianti, che hanno fatto crescere di gran lunga il numero totale dei pezzi. Tanto per capirci: l’ultimo catalogo Egim (sopra, l’immagine della copertina), pubblicato dalla casa editrice per il 2024, porta come ultima immagine stampata della serie la numero 463, raffigurante Gesù Buon Pastore, mentre il numero totale dei pezzi che compongono la collezione è almeno tre volte tanto, comprensivo delle ristampe effettuate dalla casa editrice con loghi diversi, per non parlare di “anomalie” ed errori di stampa.

E arriviamo alla domanda: quanto vale oggi la serie Isonzo?

La risposta non è semplice, perché bisogna tenere conto di tanti elementi, il primo dei quali – il più importante direi – è rappresentato dal “gradimento” della serie presso i collezionisti. Ebbene sì, cari amici egimisti che avete speso un piccolo patrimonio nel corso degli anni! Oggi, purtroppo, quell’interesse che c’era fino a qualche anno fa è calato moltissimo e se anche voi state pensando di cedere la vostra collezione, perché avete scoperto nel frattempo altre tipologie, oppure perché vi siete stancati di collezionare santini moderni (quanti album o scatole avete riempito in questi anni?), scordatevi di trovare qualcuno disposto ad acquistarla alle quotazioni dei tempi d’oro.

L’immagine n. 142 primo logo

La domanda allora dovrebbe essere un’altra: conviene vendere la collezione Isonzo?

Ovviamente, la risposta è no. A meno che non pensiate di cederla a un terzo della quotazione con la quale avete acquistato i singoli pezzi. Per tornare all’esempio già fatto: il santino n. 142, sopra citato, potete sperare di venderlo a 25 euro, che però scendono ulteriormente se intendete cederlo assieme all’intera collezione. Per la gran parte dei pezzi, calcolate pochi centesimi.

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