La Sacra Famiglia possedeva un gatto?

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Credo di non dire una banalità nell’affermare che il vero fascino dell’iconografia devozionale sia quello di rappresentare immagini che ritraggono i soggetti sacri in momenti, situazioni e stati d’animo comuni a tutti i devoti.

Di solito gli autori di queste rappresentazioni si ispiravano ai Vangeli Apocrifi o semplicemente immaginavano scene di vita quotidiana, che rendevano appunto la vita dei santi vicina, dunque simile, a quella di qualsiasi devoto.

La tavoletta devozionale, che qui vi mostro, ritrae proprio la Sacra Famiglia – Gesù, Giuseppe e Maria – in un momento di vita quotidiana: il fanciullo Gesù aiuta il padre terreno Giuseppe sul lavoro, mentre Maria sta rattoppando (?) un indumento. Da una finestra in alto a sinistra, un adolescente Giovanni Battista assiste alla scena con le mani giunte. Dipinta a mano in acquerello misura cm 24 x 42.

Ma ancora più interessante appare un particolare della scena: nella parte inferiore vediamo un gatto che gioca con un merlo.

Da quello che possiamo osservare, il gatto ha il pelo pezzato a tre colori: arancione, bianco e nero. Si tratta di una razza di nome Calicut e, per cause genetiche, è sempre una femmina. Un riferimento alla Trinità e al mistero dell’incarnazione nel ventre di una donna? L’uccellino, fuggito (o uscito) dalla gabbia, come accennato, è un merlo, maschio (lo si deduce dal becco giallo-arancio).

Com’è noto, è molto raro osservare un gatto all’interno di opere sacre, a parte qualche rara eccezione, come alcuni dipinti del Barocci.

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