Quando parliamo di santini cosiddetti “seppiati” spesso ci riferiamo alla serie seppia pubblicata negli anni Trenta del secolo scorso dalla casa editrice EB, sigla dietro la quale si nasconde il nome del fondatore Enrico Beretta.
Ma la tecnica di stampa su seppia, definizione gergale che si riferisce a una variante di fototipia, fu a partire dalla fine del XIX secolo in poi molto utilizzata dagli editori di santini. Evito di fare l’elenco dei nomi in quanto sarebbe assolutamente inutile.
Seriali a parte, il fascino della stampa su seppia ebbe un discreto successo dal punto di vista commerciale, al punto che nella prima metà del Novecento – periodo in cui peraltro la crisi economica indusse gli editori ad abbandonare tecniche costose come la calcografia e la cromolitografia – non furono poche le committenze per la stampa di soggetti venerati localmente.
Non parliamo dunque di titoli generici (es. Sant’Antonio di Padova), ma di santi venerati appunto in una determinata località: un esempio su tutti che potete qui osservare è l’immagine di San Cono Abate, venerato dai cittadini di Naso, paese in provincia di Messina.
Dal punto di vista iconografico in genere non troviamo differenze importanti: il soggetto presenta caratteristiche e attributi identici a quelli del soggetto generico. Pertanto, ciò che li rende particolari è proprio quella scritta sul margine inferiore dell’immaginetta, che ci dice appunto la località dove il soggetto è venerato.
Dal punto di vista collezionistico vale quanto si è detto a proposito delle immaginette relative ai culti locali: custoditele con particolare cura, perché sono documenti storici, oltre che fotografici quando ritraggono una statua, di notevole importanza.
Se avete trovato il post di vostro interesse potete esprimere la vostra opinione postando un commento o semplicemente condividendolo su uno dei vostri profili social cliccando su una delle icone poste all’inizio dell’articolo
Copyright (©) Tutti i diritti riservati
Lascia un commento