“Le plaisir de mourir sans peine vaut bien la peine de vivre sans plaisirs“.
Il motto – scritto a mano sulla bellissima immaginetta memento mori che potete osservare di seguito – si trova inciso su alcuni monasteri medievali: il piacere di morire senza pena, cioè senza dolore, val bene la pena di vivere una vita senza piaceri.
In un’epoca in cui gran parte della popolazione viveva in uno stato di estrema precarietà economica, mentre una minoranza, rappresentata dai grandi proprietari fondiari e – manco a dirlo – dagli ecclesiastici nell’opulenza, frasi come questa erano anche un sistema di questi per tenere buoni quelli.
In pratica, accettare le sofferenze della vita terrena era il modo migliore per ottenere, come premio, le gioie del Paradiso. Lo diceva/lo dice anche il Vangelo: «È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio» (Mtteo 19,24; Luca 18,25).
Accadeva (ahimè! accade anche oggi) però molto spesso che i signori, con le loro ricchezze, riuscissero a pagarsi un posto in Paradiso, magari non in prima fila, ma solo perché riservata ai santi. Per gli ecclesiastici ovviamente il problema neppure si poneva.
La dottrina cattolica continuava a dare speranza ai poveracci, parlando loro di cosa dovevano fare su questa terra per riuscire a evitare l’Inferno e guadagnare l’ingresso in Paradiso. Che poi, il più delle volte, richiedeva un periodo piuttosto lungo di permanenza in Purgatorio, che alcuni potevano abbreviare acquistando dal clero delle particolari preghiere, dette indulgenze.
Ebbene, si dice che la morte rende tutti uguali. Il che è vero soltanto per chi non è credente, per molti cattolici, per esempio, non è così. Se ne volete la prova, il 2 novembre fatevi un giro al cimitero!
Se avete trovato il post di vostro interesse potete esprimere la vostra opinione postando un commento o semplicemente condividendolo su uno dei vostri profili social cliccando su una delle icone poste all’inizio dell’articolo
Copyright (©) Tutti i diritti riservati
Davide
La vita ha sempre due facce: in questo caso piacere e dolore.
Non si deve ( non si dovrebbe) fare a meno né dell’uno né dell’altro.
Zenone docet.
agostino
Pensiero distorto. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita Eterna.