In tempi passati, il matrimonio era un istituto esclusivamente religioso, mentre allo Stato era demandata la sola disciplina degli effetti patrimoniali di esso. E così fu fino al 1865, quando con il codice civile del neo Stato unitario si fissò il principio secondo il quale aveva validità giuridica soltanto il matrimonio civile, mentre quello celebrato in chiesa era del tutto irrilevante.
La situazione cambiò con i Patti Lateranensi, stipulati nel 1929 fra lo Stato italiano e la Chiesa, che introdussero il cosiddetto “matrimonio concordatario“: il matrimonio religioso acquistava valore giuridico anche per lo Stato, a condizione che durante il rito fossero pronunciate le norme del codice civile in materia. È così anche oggi, come sappiamo.
Per gli italiani il “matrimonio concordatario” fu una grande novità, abituati com’erano a sposarsi in chiesa per poi “andare al Comune”. Negli anni che seguirono, i parroci ebbero il compito di informare ed educare le comunità a questa novità. Fra le iniziative, una in particolare trovo sia molto interessante per chi, come il sottoscritto, è appassionato di filiconia.
Le immagini che state osservando sono tratte da un opuscolo – edito dalla Santa Lega Eucaristica di Milano e stampato dallo stabilimento Bertarelli – indirizzato ai parroci perché lo distribuissero ai neo-sposi. All’interno, leggiamo una lettera della Segreteria di Stato del Vaticano, datata 28 febbraio 1934, firmata dal Cardinale Pacelli, futuro Papa Pio XII.
Ma l’elemento più interessante è costituito dall’imprimatur particolare rilasciata dall’allora Arcivescovo di Milano, Cardinale Ildefonso Schuster. Ve la riporto di seguito:
«Approvando per la stampa questo caro libricino, invochiamo la Benedizione Divina sui novelli sposi, perché le novelle famiglie Cristiane siano a parte di tutto quel tesoro di grazie e di beni che Cristo benedetto riversò sulla Chiesa, quando sul talamo della Croce se la disposo, coniuge immacolata e santa».
Segue l’apposizione del timbro originale.
Il libretto contiene, oltre a delle raccomandazioni ai novelli coniugi, degli estratti del Vangelo, delle lettere di Paolo, del catechismo e si chiude con gli articoli del codice civile allora vigente. A questo proposito, è interessante notare come – all’epoca – la condizione di subalternità della donna si manifestasse in maniera simile sia in ambito religioso che in quello civile. Fra gli estratti riportati, due in particolare meritano la nostra attenzione:
«Mogli, siate soggette ai vostri mariti, come al Signore poiché il marito è capo della moglie come Cristo è capo della Chiesa»(S. Paolo, Efes. V, 22+23)
«Mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato la vita per lei» (V, 25)
La situazione non era diversa in ambito giuridico e civile. Leggete cosa stabiliva l’articolo 131 del Codice Civile di allora:
«Il marito è capo della famiglia; la moglie segue la condizione civile di lui, ne assume il cognome ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli creda opportuno fissare la sua residenza»
Ultima chicca, solo per i collezionisti appassionati della casa editrice dei Carmelitani Scalzi, il sigillo originale della SLE.
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