Il 2 novembre la Chiesa cattolica commemora i “fedeli defunti“, quello che per tutti è ricordato più comunemente come “il giorno dei morti“. Come spesso accade, la tradizione popolare supera l’ufficialità dell’autorità ecclesiastica: se per la Chiesa il giorno è dedicato ai “fedeli”, cioè ai cattolici, che hanno lasciato questa terra, sembra invece che per il popolo si debbano ricordare tutti i morti indistintamente.
D’altra parte, perché si dovrebbe pregare per un defunto che non crede in Dio e nei santi della Chiesa? Qualche mese fa ha colpito l’opinione pubblica l’incontro di Papa Bergoglio con un bambino al quale da poco era morto il papà. Il bambino chiede al Pontefice se il papà, che era un ateo, fosse andato in Cielo. Il Papa, scioglie il dubbio del bambino, rispondendo affermativamente.
Che fine faremo dopo la nostra morte?
Volendo giocare con delle statistiche surreali, la maggior parte dei “fedeli” dovrebbe finire in Purgatorio, un’altra minima parte all’Inferno e pochissimi privilegiati (leggi pure: santi) direttamente in Paradiso. Se qualcuno ritiene di appartenere a quest’ultima categoria, mi scriva pure in privato!
Dei tre luoghi dell’aldilà il Purgatorio, dunque, dovrebbe essere quello più affollato. Il che costituisce al contempo una brutta notizia e una bella. La brutta è che la condizione in cui si trovano le anime è simile, se non identica, a quella dell’Inferno; la bella notizia è che – a differenza di questo – il Purgatorio è un luogo di passaggio, ovvero le anime prima o poi riescono ad accedere al Paradiso. Tuttavia, come dicevano gli antichi certus an, incertus quando, se è sicuro che si arriva al Cielo, non si sa quando ciò avverrà. E considerata la condizione infelice in cui si trovano a vivere le anime purganti, la durata della loro permanenza non è elemento trascurabile.
Ma c’è un modo per alleviare le pene dei nostri cari defunti e per accelerare il loro accesso al Paradiso, riducendo gli anni di permanenza al Purgatorio: pregare per loro. Non solo, com’è scritto su un biglietto distribuito ai fedeli agli inizi del Novecento, intitolato appunto “Soccorso al Purgatorio“: «Se sottrarrete il defunto dal purgatorio… se salverete i prigionieri da quella fossa… il Signore vi retribuirà con mercede completa… anzi avrete Gesù Cristo istesso per vostro debitore. E quell’anima soccorsa da voi, oh quanto è tenuta a pregare per voi!». Insomma il vantaggio di pregare per i defunti non è esclusivamente per essi ma anche per colui che prega.
Salubris est cogitatio pro defunctis orare (2 Maccabei 12,46). Secondo alcuni teologi l’esistenza del Purgatorio troverebbe riscontro proprio in questo passo dell’Antico Testamento: è salutare il pensiero di pregare per i defunti.
La Chiesa, a questo proposito, non solo ha dedicato un giorno dell’anno alla commemorazione dei “fedeli” defunti, ma ha anche offerto ai propri figli alcuni strumenti per rendere alcune preghiere più efficaci. Si tratta delle indulgenze.
«L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi»
L’indulgenza può essere plenaria o parziale, a seconda che la pena temporale sia cancellata del tutto o in parte.
C’è però una considerazione da fare in proposito: poiché «ogni fedele può lucrare per se stesso le indulgenze sia parziali che plenarie o applicarle ai defunti a modo di suffragio» la scelta diventa davvero un grave peso. Insomma, se voi aveste a vostra disposizione un’indulgenza di 300 giorni (la più comune) la sfruttereste per voi stessi o per l’anima di un defunto?
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Giancarlo De Leo
Grazie Biagio, articolo molto interessante!
angela rotundo
La mia nonna mi diceva sempre è meglio una vita di sofferenza su questa terra e non un minuto di sofferenza in purgatorio.Io penso comunque che avendo la certezza del Paradiso si soffre molto ben volentieri nel Purgatorio sapendo che presto arriverà la gioia eterna