Nella storia dei santi il miracolo (intervento soprannaturale) è un fatto straordinario, tanto che una delle condizioni per essere proclamati tali è proprio l’accertamento di almeno due miracoli; o di uno soltanto, se è morto martire.
C’è stato un santo tuttavia, per il quale fare miracoli era un’attività regolare, addirittura bastava chiederglielo e lui ne faceva uno.
Pensate che iniziò a compiere prodigi sin da quando era neonato e fino al momento in cui giunse sul letto di morte. Per non parlare di quelli compiuti dopo. Insomma, come si legge in alcune agiografie: “Era un miracolo quando non faceva miracoli“.
Il personaggio in questione è San Vincenzo Ferrer, frate domenicano, spagnolo ma veneratissimo anche altrove, per esempio nel nostro Meridione.
Pare che per lui fare miracoli fosse una vera e propria necessità. Praticamente un’abitudine.
Quando fu proclamato santo, nel 1455, dal Pontefice Callisto III, durante il processo di canonizzazione gliene furono attribuiti ben ottanta, fra guarigioni, esorcismi e conversioni di eretici.
Durante lo scisma d’Occidente, si schierò con gli avignonesi, Clemente VII e Benedetto XIII, che lo nominò quale suo confessore personale e, più tardi, cardinale (carica che però il Santo rifiutò di accettare).
Sotto l’aspetto iconografico, nelle immagini popolari, San Vincenzo Ferrer è raffigurato con l’abito domenicano, il libro nella mano sinistra, l’indice della mano destra rivolto al cielo, le ali di angelo e una fiamma sopra il capo.
Le ali d’angelo e la fiammella sulla testa (in alcuni casi anche la tromba) si spiegano con il fatto che lui stesso, durante le sue prediche moralizzatrici, soleva definirsi “angelo dell’Apocalisse“.
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angela
molto bello grazie
Maria Vittoria
Molto interessante. Grazie Biagio Gamba