La tipologia iconografica di cui sto per parlare è rappresentata dai cosiddetti santi cefalofori.
La cefaloforia – lett. dal greco κεφαλη (testa) e φερω (portare) – consiste infatti in quel miracolo, del quale sono stati protagonisti alcuni santi martiri, i quali dopo essere stati decapitati, raccolsero la propria testa e continuarono ad agire come nulla fosse stato.
Si badi che l’elemento caratterizzante non è tanto il martirio in sé, quanto il relativo e conseguente miracolo del continuare a vivere reggendo la testa nelle mani. Pertanto, anche dal punto di vista filiconico, la tipologia dovrà essere rappresentata soltanto da immagini che raffigurano i santi in questione, ma con la testa fra le mani.
I santi che subirono il martirio della decapitazione furono numerosi e basta sfogliare i vari leggendari e/o le vite dei santi per conoscerli singolarmente. Per fare qualche esempio menzionerò San Cristoforo, San Giorgio, i martiri di Ceuta e naturalmente San Giovanni Battista.
Ma vediamo i santi cefalofori.
Uno dei più noti è San Dionigi l’Areopagita, così definito perché si convertì al cristianesimo a seguito di un discorso tenuto da San Paolo presso l’Areopago di Atene. La sua identità è spesso confusa: c’è chi lo vuole Primo Vescovo di Atene, chi Primo Vescovo di Parigi e – in Italia – Primo Vescovo della città di Crotone.
Quale che sia la verità agiografica poco importa ai fini iconografici (peraltro lo si identifica facilmente). Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea, ci dice – fra le altre cose – che fu convertito alla fede da San Paolo e che era chiamato l’Areopagita “perché abitava in un quartiere detto l’Areopago“. Sempre Jacopo da Varagine ci informa che “appena fu decapitato, il suo corpo si rialzò e prese la testa“. Secondo altre leggende, camminò per diversi chilometri con la testa in mano che provvide a lavare fermandosi presso una fontana lungo il cammino.
Un altro cefaloforo abbastanza noto è San Donnino, tribuno romano dell’esercito di Massimiano. Narra la leggenda che – convertitosi al cristianesimo – mentre fuggiva verso Roma fu raggiunto dai sicari che lo torturarono e decapitarono sulle rive del torrente Stirone. Si narra che il Santo, come se nulla fosse, raccolse la sua testa rotolata a terra, e continuò il suo cammino, attraversando il torrente.
Simile al racconto di San Donnino sono le leggende di San Miniato e di San Regolo, il primo decapitato sulle rive del fiume Arno: la testa cade e rotola a terra, ma il Santo con “pazienza cristiana” la raccoglie e si incammina, oltrepassando il fiume; il secondo, con la testa nelle mani continua addirittura a predicare.
Gli esempi sarebbero tanti, ma voglio lasciarvi il gusto della ricerca e mi fermo qui… anche perché, mi è venuto un forte mal di testa.
Se avete trovato il post di vostro interesse potete esprimere la vostra opinione postando un commento o semplicemente cliccando su MiPiace posto all’inizio dell’articolo.
Copyright (©) Tutti i diritti riservati
angela
Bellissimo, per fortuna che avete raccontato tutto con la testa sul collo altrimenti avremmo dovuto ricordare anche san biagio gamba