Secondo Giambattista Vico la storia dell’umanità sarebbe caratterizzata da eventi che si ripetono ciclicamente, e a distanza di anni, negli stessi e identici modi, secondo uno specifico disegno della Divina Provvidenza.
Il terribile terremoto che in queste ore ha colpito alcuni paesi del Centro Italia mi ha fatto riflettere sulla teoria dei corsi e ricorsi storici di vichiana memoria.
Che l’Italia fosse un paese ad elevato rischio sismico lo sappiamo tutti: dal Nord al Sud tutti – almeno una volta nella vita – abbiamo avuto modo di conoscere la furia della natura. Se volessimo guardare indietro nel tempo, scopriremmo che la terra ha tremato tante volte in tutti i territori italiani. E quello che è successo oggi è soltanto l’ultimo capitolo di una storia che purtroppo sappiamo che si ripeterà nuovamente, anche se non possiamo dire di preciso quando né dove.
Nel caso specifico noi italiani sappiamo che, ogni volta che madre natura ci dà una “strigliata”, dobbiamo sorbirci giorni di polemiche sulle responsabilità di questo e di quello. Nei prossimi giorni avremo modo di saziarci in abbondanza leggendo i giornali e ascoltando le opinioni di giornalisti, scienziati e degli onnipresenti politici. Corsi e ricorsi storici, appunto, o – se preferite – “la storia si ripete”.
Quanto ai terremoti, poi, la Provvidenza non c’entra nulla: fra abusivismo edilizio e violazione delle basilari norme antisismiche (e potremmo aggiungere cento altri motivi), possiamo immaginare bene che, oggi come nel recente passato, le decine di vittime, avranno tanti responsabili e nessun colpevole.
Ma non è di questo che voglio parlare.
Sono sicuro che molti devoti, proprio delle zone colpite dal sisma, avranno rivolto le loro preghiere a Sant’Emidio.
Per quanti non lo sapessero, il Santo fu eletto protettore – in generale – dal flagello del terremoto a seguito del sisma del 1703, che – tragica coincidenza vuole – ebbe pressappoco come centro le medesime zone oggi colpite, ovvero il territorio compreso fra Norcia, Amatrice e L’Aquila. Anche allora il terremoto fu terribilmente distruttivo e fu sentito da Nord a Sud, con molte vittime e altrettanti danni alle costruzioni.
All’epoca la città di Ascoli fu risparmiata e con essa anche gli ascolani che si trovavano fuori, nei pressi dei paesi colpiti dal sisma. Non solo. Sembra che chiunque avesse invocato Sant’Emidio, per miracolo, ebbe salva la vita.
Fu così che il nome di Sant’Emidio, da allora fu invocato non soltanto dai suoi concittadini ascolani, ma in genere da tutti coloro i quali si trovavano (si trovano) a lottare contro le furie del sisma.
In questo momento, le ultime notizie purtroppo aggiornano sul numero delle vittime, fra le quali anche bambini, accompagnate da una fra le tante polemiche: pare che alcune case, costruite con muri di pietra, sarebbero crollate sotto il peso di tetti realizzati in cemento armato.
È il segno evidente che, in certi casi, neppure il Santo Vescovo di Ascoli può nulla.
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Angela Rotundo
Concordo, spesso diamo la colpa a Dio o ai Santi per quello che ci capita ma mai diamo la colpa a noi stessi per tutto quello che con il nostro operato distruggiamo