Carcerati e carcerieri, a ciascuno il suo santo patrono.

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cafassoNella Torino preunitaria dei primi decenni dell’Ottocento, un giovane sacerdote, mito di carattere e magrolino di costituzione e cagionevole di salute, con un grave difetto di postura – per una accentuata curvatura della colonna vertebrale che lo costringeva a stare perennemente chinato – era l’unico sollievo spirituale per quanti – colpevoli o innocenti che fossero – si trovavano nelle patrie galere a scontare le pene inflitte.

Per quelli, invece, che la sorte aveva riservato una condanna a morte, Don Giuseppe Cafasso (Castelnuovo d’Asti, 1811 – Torino 1860) rappresentava l’ultimo conforto prima di lasciare la loro vita terrena.

Non a caso nella capitale piemontese il sacerdote –  il 9 aprile 1948 proclamato da Pio XII santo patrono dei carcerati – era da tutti conosciuto con l’appellativo di “prete della forca”, in quanto usava accompagnare i condannati a morte fino al patibolo.

Naturalmente San Giuseppe Cafasso non fu soltanto questo, ma anche studioso e formatore di sacerdoti, fra cui non si può non ricordare San Giovanni Bosco.

Eppure, sotto l’aspetto iconografico – che ci riguarda più direttamente – egli è sempre raffigurato insieme a un carcerato, al quale cerca di portare conforto.

Considerato che la sua canonizzazione risale a tempi relativamente recenti, i santini che lo raffigurano cominciano a diffondersi negli anni Quaranta del Novecento. Quello che potete osservare nella foto è un santino popolare stampato in offset a partire dagli anni Cinquanta, su commissione del Santuario della Consolata di Torino.

Ma i detenuti non sono i soli che subiscono gli effetti della vita carceraria. Vi sono altre persone che, pur non avendo subito alcuna condanna, sono costretti a vivere gran parte della loro vita all’interno di un carcere.

Sono gli agenti di custodia, guardie carcerarie o agenti di polizia penitenziaria addetti appunto alla sorveglianza dei detenuti.

Chi è il patrono degli agenti di custodia?

San Basilide
San Basilide

Menzionato da Eusebio di Cesarea come uno dei sette pagani che vennero istruiti nella fede cristiana da Origene, Basilide fu un soldato romano, con l’ingrato compito di scortare i condannati sul luogo del patibolo. Un giorno gli fu ordinato di accompagnare la bellissima Potamiena, una vergine cristiana, che scelse la fede al prezzo di violenze e martirio.

Questa terribile esperienza convinse del tutto Basilide ad abbracciare la fede cristiana e quando fu invitato a prestare giuramento, si rifiutò dichiarando la sua appartenenza a Cristo. Morì decapitato.

È curioso notare che entrambi questi santi si sono distinti per avere in vita accompagnato alla morte dei condannati.

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