Un pellegrinaggio a Soriano val bene un paio di scarpe nuove!

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SORIANO CALABRO - S. DomenicoScopriamo, a volte, di possedere in casa delle meraviglie, storiche e artistiche, delle quali ignoravamo l’esistenza. Capita spesso che per conoscere bene i propri luoghi di origine li si debba osservare con gli occhi degli altri. E chi più di un viaggiatore, ancora meglio se straniero, può suscitare o risvegliare il nostro interesse per la storia dei luoghi e – per quanto riguarda più da vicino l’ambito filiconico – le tradizioni religiose e la devozione per questo o quel santo?

Nel corso dei secoli, illustri viaggiatori hanno percorso le strade della Calabria. Forse il più famoso

Incisione a bulino del Santo venerato in Soriano. Produzione probabile di fine XVIII sec.
Incisione a bulino del Santo venerato in Soriano. Produzione probabile di fine XVIII sec.

è Alexandre Dumas – scrittore e autore di celebri opere, fra cui “Il conte di Montecristo” – che venne in questi luoghi nel 1835. Un altro fu il pittore inglese Edward Lear, nel 1847, e successivamente il suo connazionale Norman Duglas, nel 1907.

Prima ancora, fra il 1777 e il 1780, il letterato e viaggiatore Henry Swinburne lasciò la sua importante testimonianza nel libro Travels in the two Sicilies (Viaggio nelle Due Sicilie). Giunto a Soriano, presso il monumentale convento di San Domenico, così scriveva: «circa millecinquecento donne, tormentate, così affermano, da demoni, si recano ogni anno a Soriano per essere guarite dall’immagine dipinta di San Domenico, che vi è giunta, così si dice, direttamente dal Cielo. Con tale pretesto, esse ottengono dai loro tirannici mariti il permesso di fare questo piacevole pellegrinaggio, e un paio di belle scarpe, senza le quali sarebbe poco rispettoso presentarsi innanzi alla sacra immagine».

Sappiano i lettori che, fra il XVII e il XVIII secolo, il convento di San Domenico Soriano fu meta di milioni di pellegrini, provenienti da tutto il mondo cattolico. Negli otto giorni di festa dedicati al Santo, attorno al Convento dei Padri Domenicani era allestita una fiera enorme, che contava più di trecento botteghe: un numero eccezionale per quei tempi, e anche per i nostri (neanche l’Expo di Milano!).

Il culto per San Domenico in Soriano nasce nel 1530 quando, nella notte fra il 14 e il 15 settembre, la Madonna appare in sogno al frate converso Lorenzo da Grotteria. Assieme a Lei ci sono Santa Caterina d’Alessandria e Maria Maddalena. La Vergine gli consegna una tela con su raffigurata l’immagine di San Domenico, invitandolo a consegnarla al Superiore perché la esponesse sull’altare della chiesa. Quando il frate si risveglia, accanto a sé trova il dipinto esattamente come l’aveva sognato.

Con Padre Michele Fortuna, direttore della Biblioteca del Convento, nonché insigne studioso.
Con Padre Michele Fortuna, direttore della Biblioteca del Convento, nonché insigne studioso.

Nel 1783 la Calabria fu vittima di uno dei più distruttivi terremoti che la storia ricorda. Sembra che la scossa principale fosse stata di un’intensità pari all’undicesimo grado della Scala Mercalli (pensiamo che il grado massimo è il dodicesimo), corrispondente in pratica a oltre l’8° grado della Scala Richter. Il Monastero andò quasi completamente distrutto e del dipinto non restò traccia: fu ritrovato molti anni dopo sotto le macerie.

Oggi il Convento esiste grazie a un parziale restauro, tuttora in corso.
Oggi il Convento esiste grazie a un parziale restauro, tuttora in corso.

Ma torniamo al racconto di Swinburne. Riferisce ancora il viaggiatore che un frate del Convento gli raccontò la storia di una donna posseduta dal demonio. Dopo averla liberata, attraverso un esorcismo, il frate l’aveva invitata  a confessare i peccati commessi, non senza averla prima avvertita che in caso di reticenza, sarebbe stata vittima certa del demonio. La donna, terrorizzata dalla minaccia del frate, confessò che in realtà si era finta indemoniata, in quanto «era stata costretta dai genitori a sposare un pecoraio, che puzzava fortemente di capra e di formaggio e perciò aveva terrore di avvicinarglisi. Pertanto fingeva di essere posseduta al fine di evitare la convivenza con il medesimo». Il frate, avendo compreso le ragioni della donna, mandò a chiamare il marito e, ritenendo inutile spiegare i veri motivi, lo informò che aveva scoperto che il demonio che tormentava la povera moglie «aveva una violenta avversione per i pastori». Gli consigliava quindi di cambiare mestiere, tornando a fare il giardiniere. Così avvenne e la coppia tornò felice insieme.

La storia della religiosità (non della fede, né della religione, si badi) è ricca di racconti simili. Oggi le donne, per fortuna, non devono fingersi indemoniate per avere un paio di scarpe nuove o per evitare di stare a contatto con i mariti. Anche se, ad alcune, anche oggi potrebbe costare molto caro dire al proprio uomo: puzzi come una capra!

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2 risposte

  1. angela rotundo

    se conoscessimo un pò di più la vita dei Santi impareremmo tante cose. Complimenti per l’articolo

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