Barlaam e Josaphat furono venerati nell’antichità come santi cristiani. La loro storia, che si svolse in India, fu un vero “best seller” nel Medioevo. Essa si diffuse rapidamente in tutto il mondo cristiano e approdò anche in Europa intorno al X secolo.
I loro nomi furono inseriti da Petrus de Natalibus nel Catalogus Sanctorum (1380) ed il Cardinale Baronio li incluse nel Martyrologium autorizzato da Sisto V (1585-1590) sotto la data del 27 novembre. Il loro culto è ancora vivo nella Chiesa Greco-Ortodossa che li festeggia il 26 agosto mentre la Chiesa Russa-Ortodossa li ricorda il 19 novembre.
Racconta la leggenda che un re indiano di nome Abenner, pagano, perseguitasse con ferocia la Chiesa Cristiana fondata da San Tommaso durante il suo viaggio apostolico. Il re aveva un figlio di nome Josaphat. Il piccolo principe cresceva in bellezza e in virtù. Un giorno il padre, preoccupato per il suo futuro, decise di consultare degli astrologi. Questi gli predissero che il figlio si sarebbe convertito al cristianesimo ed avrebbe evangelizzato tutto il regno. Per evitare che la profezia si avverasse il padre, inorridito, dispose che il figlio vivesse in un lussuoso palazzo e, per isolarlo dal mondo reale, lo circondò d’agi in modo che egli non potesse confrontarsi con le miserie del mondo. Nonostante la sua dorata prigionia Josaphat venne a contatto con realtà diverse dalla propria e ne rimase profondamente turbato. Determinante per la sua conversione fu l’incontro con il monaco eremita Barlaam, il quale, parlandogli dell’inutilità delle cose materiali, lo istruì sulla dottrina di Cristo e lo rigenerò con il Battesimo. Il giovane convertito rinunciò al regno, avvicinò il padre ed i suoi sudditi alla fede cristiana e si ritirò nel deserto dove visse da anacoreta seguendo l’esempio del suo maestro Barlaam. Josaphat trasformò così la sua corona di principe in aureola di santo.
Perché tanto interesse per questo romanzo agiografico?
Esiste un alone di mistero che ha avvolto e avvolge ancora i protagonisti. Viaggiando nel tempo e nello spazio la leggenda si è accresciuta fino ad essere considerata non solo come un trattato morale ma anche una summa delle varie dottrine cristiane.
Chiunque abbia anche una pur minima conoscenza di Buddhismo, rimarrà stupito (o sconcertato) dalla somiglianza tra la vicenda di Barlaam e Josaphat e la vita del Principe Siddhartha Gautama, più noto come il Buddha. Fra l’altro il nome Josaphat sembra derivi dal sancrito Bodhisattva (che letteralmente significa: “Essere – sattva- e illuminazione –bodhi-), termine proprio del Buddhismo e dall’arabo Yūdasatf – corruzione di Bodisat – a causa di una confusione tra le lettere arabe Y e B.
Nel 1860 due studiosi, Labourlaye in Francia e Liebrecht in Germania, approfondirono questa storia. Successive indagini sono state effettuate anche da Hermann Zotenberg, Max Müller, Rhys Davids, Braunholtz e Joseph Jacobs (quest’ultimo ha pubblicato nel 1896 un libro dal titolo: “Barlaam e Josaphat”). Ebbene, le loro ricerche hanno condotto allo stesso identico risultato.
Questa storia è, mutatis mutandis, la vicenda di Buddha in una versione cristianizzata?
Per alcuni studiosi somiglianza per grandi linee e quindi trascurabile, per altri come dicevamo, le analogie sono evidenti e riscontrabili in molti dettagli essenziali. Se prendessimo in considerazione la seconda ipotesi, concludendo, per quanto strano e discutibile potrebbe sembrarci, potremmo affermare che i cattolici e gli ortodossi celebrano, o hanno in passato celebrato, il Buddha come un santo cristiano, sotto il nome di San Josaphat?
Non avendo risposte certe non possiamo fare altro che accogliere il dubbio che tale resterà e ammirare i santini che ritraggono questo santo cristiano insieme al suo maestro Barlaam.
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Enzo
Leggenda, interpretazioni, ipotesi … Sempre più mi accorgo che le religioni hanno in comune dei punti convergenti. Le varie traduzioni interpretazioni della stessa Bibbia assumono diverse sfumature dando vita a movimenti come il Protestantesimo e i Testimoni di Geova. Poi la filosofia o teologia che dir si voglia ha finito per aumentare la confusione. Ricordo gli scontri verbali con i miei insegnanti di religione ai quali chiedevo lumi cercando verità su cui poggiare la mia fede. E, quando cercando di scalare gli specchi terminavano con la frase niente affatto esauriente “Mistero di Dio”.
giuseppe
Comparando le religioni,i miti e le leggende di trova spesso un filo conduttore che li accomuna. L’argomento è particolare e molto interessante per me che amo approfondire le storie. Continuate cosi.Grazie.
angela rotundo
Molto interessante grazie anche perchè ho una immaginetta che ritrae i due santi ma non sapevo come si chiamassero
Antonio
Come le lingue del mondo non nacquero in maniera separata ma probabilmente da una stessa fonte perché non pensare la stessa cosa delle religioni?Esse potrebbero essere riconducibili ad una comune matrice. Bellissimo l’articolo che ci permette di spaziare oltre il collezionismo e lodi a Carmen che ci fa conoscere cose sempre nuove e interessanti.