Lo storico Jean Pirotte – autore del volume Images des vivants et des morts, uno dei testi fondamentali per lo studio della filiconia – sostiene che il 1840 può essere considerato un anno rivoluzionario dal punto di vista della produzione delle immaginette religiose.
Fino ad allora infatti detta produzione appare come un prolungamento di quella dei secoli precedenti.
Agli inizi del XIX secolo, dice Pirotte, gli stampatori di immagini, ripresero a stampare con le vecchie matrici calcografiche, che durante i terribili anni della Rivoluzione, avevano nascosto invece di distruggerle com’era stato loro ordinato.
Ebbene, nel 1840, proprio in Francia si verificano due fatti importanti: gli stampatori cominciano a produrre una gran quantità di immagini religiose che da lì a poco raggiungerà il suo massimo livello con gli editori sansulpiciani; inoltre viene introdotta una nuova tecnica di stampa, che segnerà l’inizio della fine delle antiche stampe calcografiche.
Stiamo parlando della litografia.
Questa tecnica fu inventata nel 1796 dal tedesco Alois Senefelder, che utilizzò una particolare pietra calcarea delle cave di Solnhofen.
Il termine litografia significa proprio “scrittura su pietra”, dal greco lithos + graphia.
Essa fu poi perfezionata intorno agli anni 30 del XIX secolo dal francese Godefroy Engelmann, il quale cominciò a fare i primi esperimenti con il colore, dando luogo alla cromolitografia.
Ma a parte queste notizie storiche, che forse annoieranno qualche lettore, vediamo dal punto di vista della produzione di immaginette religiose, quali furono le prime apparizioni sul mercato dei santini litografici.
Siamo dunque negli anni 40 dell’800 e le tecniche di stampa prevalenti sono ancora il bulino, più in particolare la siderografia, ma anche la xilografia. In Francia cominciano ad apparire i primi tentativi di stampa litografica, che al momento si limitano soltanto a una funzione di cornici decorative.
Come possiamo osservare dalle immagini qui pubblicate, inizialmente gli editori continuano a stampare le immaginette sulle matrici xilografiche e d’acciaio, che in alcuni casi colorano a mano, per stamparvi successivamente la cornice litografata.
I collezionisti non sono particolarmente appassionati a questa tipologia di immaginette, ma per chi ha desiderio di conoscere la storia e l’evoluzione della produzione filiconica, esse rappresentano una tappa fondamentale, ponendosi fra la produzione popolare di Epinal e quella delle punzonate degli editori del quartiere di Saint Sulpice.
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Mario Tasca
Io ne ho diverse di queste immaginette (che invece amo molto) senza però aver mai notato, mea culpa, la particolarità che la cornice attorno alla siderografia fosse litografata!
mariantonietta
Articolo molto interessante. Ma chii non ne possiede,come potrebbe ammirare tali piccoli capolavori?