La Toscana è una regione ricca di cultura e arte. Molti sono i santuari presenti in questa terra feconda che trasuda storia civile e religiosa da ogni suo anfratto e tanti di essi sono dedicati alla Madre di Gesù. La Basilica di Santa Maria delle Carceri sorge a Prato sull’omonima piazza, a fianco dell’imponente Castello dell’Imperatore e fu costruita sul sedime di un’antica prigione da Giuliano da Sangallo (1485-1492) per volontà di Lorenzo il Magnifico.
“Amico, mi ha fatto il Sangallo, la più piccola fra le chiese d’Etruria, eppure mi sento bella quanto la più bella“. Così si presenta a noi, in un epigramma del poeta tedesco August Graf von Platen-Hallermünde, la chiesa di Santa Maria delle Carceri, vero capolavoro di arte del primo Rinascimento.
La sua costruzione fu decisa in seguito ad eventi prodigiosi che si manifestarono verso la fine del XV secolo. Protagonista indiscusso e per alcuni aspetti discusso fu l’affresco di un ignoto autore dipinto su una parete fatiscente del carcere pubblico di Prato. Alla fine del Duecento il comune aveva acquistato un antico edificio vicino alla ripa del Castello dell’Imperatore adattandolo, come narra la storia, a prigione pubblica. Questa era composta da alcune celle seminterrate e da altri ambienti collocati al piano superiore. La struttura fu utilizzata a tale scopo per tutto il Trecento e per parte del secolo seguente, andando poi progressivamente in rovina, fino ad essere abbandonata intorno al 1470. Verso il 1340 un anonimo pittore aveva affrescato, sopra una grande finestra del carcere superiore, a destra della porta d’ingresso, una Madonna col Bambino tra i santi Leonardo e Stefano.
La leggenda vuole che il 6 luglio 1484 un “fanciulletto biondo dai tratti angelici” di appena otto anni, Jacopino Belcari, seguendo un animale di piccola taglia, giungesse fino all’inferriata del carcere e lì venisse investito da una luce abbagliante. Dirigendo lo sguardo verso il dipinto della Madonna egli la vide staccarsi dal muro e assumere sembianze umane.
Si dice che la Vergine scese poi nel carcere sottostante per ritornare successivamente a ricomporsi nel dipinto. Aveva il volto rigato di sangue e copiose lacrime le solcavano il viso. Non era più un’immagine statica ma era viva, fulgente e quasi da poter toccare. Anche i due santi dipinti accanto a lei si animarono.
Sembra che questi avvenimenti verificatisi più volte e anche alla presenza di stupiti testimoni, generarono una fortissima devozione popolare, tanto grande che fu decisa la costruzione di una chiesa sul luogo del miracolo.
Ancora oggi è possibile visitare le antiche carceri dove la Madonna si manifestò a Jacopino Belcari (che divenne poi l’ottavo sacerdote responsabile della Basilica). Il carcere, luogo di colpe e di espiazione, dopo l’apparizione si trasformò in luogo di fede e di speranza.
La vera prigione dalla quale è difficile evadere è fatta di sbarre invisibili. E’ l’essere imprigionati a se stessi, alle paure, ai pregiudizi, al proprio egoismo.
L’uomo si rivolge sempre più all’esterno, cerca approvazione e condivisone nelle reti sociali ma questi strumenti di comunicazione, se impropriamente usati, rischiano di isolarlo da se stesso e dalla propria interiorità, la cui coltivazione può dare i frutti/risposte da lui cercati/e. Fortunato è chi non ha bisogno di miracoli veri o presunti tali per credere ancora in qualcosa, in qualcuno.
Quando Dio pensò di salvare il mondo scelse la più umile delle donne, Maria, per essere la madre di Gesù. Al suo smarrimento iniziale seguì la consapevolezza di essere stata concepita e voluta anche come madre di tutti gli uomini.
Lungo i secoli la Vergine ha ricevuto molti appellativi dai suoi figli ed elencarli tutti sarebbe quasi impossibile.
In quest’articolo ci siamo occupati della Madonna delle Carceri. Tranquilli… per chi non lo sapesse, esiste anche La Madonna della Liberazione.
Enzo
Io abito a prato molto interessante questo articolo della madonna delle carceri di Prato..
MICHELE CONGESTRI
bellissima
Enzo Cavaricci
Un’altra chicca. Grazie Carmen: anche per il “modo” in cui ce la porgi. Sacrosante le due frasi “La vera prigione dalla quale è difficile evadere è fatta di sbarre invisibili. E’ l’essere imprigionati a se stessi, alle paure, ai pregiudizi, al proprio egoismo” e “Fortunato è chi non ha bisogno di miracoli veri o presunti tali per credere ancora in qualcosa, in qualcuno.”
Bruno La Marra
Carmen…semplicemente, brava, che dire di più.
Nella mia modesta collezione di santini è presente la Madonna delle Carceri che tu hai postato e ne sono lieto.
Mi piacerebbe fare un censimento dei titoli con i quali viene invocata la Madonna e fare una ricerca sull’origine degli appellativi più strani. Si può prendere in considerazione questa proposta?
Condivido in pieno le osservazioni di Enzo Cavaricci sulle frasi riportate.
giuliana vignoli
Complimenti per l’articolo. Proprio in questi giorni si sono festeggiati i 530 anni dall’apparizione, con celebrazioni solenni, indulgenza, benedizione con le nappe che, tradizione vuole, hanno asciugato le lacrime della Madonna e visita alle vecchie carceri e al luogo dell’apparizione. Io c’ero ed è stato emozionante.