In un’epoca come quella che stiamo vivendo, caratterizzata dalla tecnologia, in cui la carta sta lentamente lasciando il posto al digitale, un prodotto editoriale come il santino rischia di apparire ormai “roba d’altri tempi”. Gli editori – i pochi rimasti, che stampano ancora immaginette – cercano di interpretare, come sempre, i gusti della clientela (principalmente, i devoti), adeguandosi ai tempi. Nulla di strano, lo facevano anche i produttori del passato. Pensiamo agli editori sansulpiciani e alle loro immaginette a parti mobili, quelle “a sorpresa” oppure “a edicola”; o ancora pensiamo alle immaginette “a teatrino” e a tante altre tipologie che i collezionisti conoscono fin troppo bene, oggi ricercatissime, ma allora criticate da moltissimi, laici e religiosi. Succederà così anche per la produzione attuale?
Il mercato attuale offre una varietà di tipologie. La carta, nonostante tutto, continua a essere il materiale prevalente, ma altri materiali sembrano soddisfare i gusti dei devoti: la plastica e il PVC. Ricordiamo sempre che il santino in particolare, a differenza dell’immaginetta devozionale, è fatto per essere portato con sé; e nei portafogli e nelle borse dei moderni fedeli si trova ormai di tutto, per cui un santino resistente agli urti e che non si piega, appare sicuramente un’idea buona.
Ma esaminiali da vicino i santini di oggi.
Cominciamo con il più “classico” dei santini moderni: un santino della nuova edizione appartenente alla Serie Isonzo, stampato dalla nota casa editrice Egim di Milano. Come tutti sanno, l’azienda ha cambiato ancora il suo logo, che ora si presenta con il nome scritto in corsivo e con il fantino a cavallo al posto del puntino sulla lettera “i”. Ma c’è un altro elemento che rende davvero nuova questa produzione, che va ad aggiungersi ai tradizionali elementi strutturali dell’immaginetta. Si tratta del codice a barre e serve esclusivamente all’azienda, e ai rivenditori, per leggere una serie di informazioni relative al prodotto, attraverso uno speciale lettore. Qualche collezionista ha iniziato a storcere il naso, altri hanno invece cominciato a collezionare anche i santini con questa particolare “variante”. Bontà loro!
Nei santini d’epoca, in particolare quelli francesi, l’editore stampava, oltre al numero progressivo, il nome della ditta e spesso l’indirizzo. Alcuni editori fanno la stessa cosa anche oggi. Naturalmente, nell’epoca dei PC, dei tablet e degli indirizzi elettronici, accanto a quello fisico, qualcuno aggiunge anche la mail aziendale. Quello che forse lascia un po’ perplessi è il fatto che, in alcuni casi (come questo che vedete in basso) questi moderni recapiti siano stati fatti stampare dalla Parrocchia committente
Inutile nasconderlo: oggi il santino non ha più l’importanza che aveva in passato, almeno fino alla metà del secolo scorso. Le motivazioni di questo declino sono diverse e sono state esaminate più volte. Noi collezionisti continueremo a custodire questi piccoli esempi di arte e di devozione. Almeno fino a quando non saranno sostituiti da immagini virtuali, che saremo costretti a osservare in realtà aumentata, magari attraverso i Google Glass.
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Gianluca Lo Cicero
E’ vero che bisogna guardare avanti ma… come collezionista della produzione delle immagini devozionali di piccolo formato che vanno dal XV al XIX secolo… non riesco a non guardare con occhio critico queste nuove produzioni.
Manca il senso estetico… sembra tutto buttato lì per caso. Una bella immagine deve suscitare curiosità, deve costringere chi la guarda a soffermarsi nei dettagli e leggerne il significato o il messaggio. Nel XX secolo dagli edgim in poi… è stata una rovina.